Moglie del funzionario di Lamorgese sfruttava i clandestini che lei si rifiutava di sgomberare e che violentavano le donne

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Lavoratori sottoposti a «condizioni di sfruttamento» approfittando «del loro stato di bisogno derivante dalle condizioni di vita precarie e dalla circostanza che essi dimorano presso in abitazione fatiscenti presso la zona “expista” di Borgo Mezzanone”. E’ quanto riporta l’ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di 16 persone. Due in carcere, tre ai domiciliari e undici tra obblighi di dimora e obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria. L’operazione anti-caporalato ha coinvolto anche la moglie del prefetto Michele Di Bari, capo Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione del ministero dell’Interno. Secondo l’accusa gli indagati “assumevano o, comunque, utilizzavano o impiegavano manodopera costituita da decine di lavoratori di varie etnie”.

Insomma, ora si capisce perché Lamorgese si rifiutava di sgomberare questa baraccopoli:

Borgo Mezzanone, africani a caccia di donne da rapinare

Immigrati, militari assediano tendopoli: sgombero Borgo Mezzanone

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Africani lo prendono a sprangate in baraccopoli

E perché voi dovete mantenere 80mila immigrati che lei ha sbarcato in hotel e centri di accoglienza, mentre sedicenti imprenditori da nord a sud li assumono a basso costo al posto vostro.

Anzi, era pronta a costruire una nuova baraccopoli, a spese vostre:

Un villaggio di 50 casette per ospitare i clandestini positivi: pagate voi

Dimettiti. Ieri.