Bologna, il PD ha fregato i soldi dei disabili ma li ha dati ai nomadi: condannato a risarcire

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Dopo la denuncia di Lucia Borgonzoni sui rincari imposti e non dovuti alle rette dei servizi per la disabilità, spuntano nuovi casi che attestano come per anni molte Amministrazioni abbiano preteso quanto non dovuto. E’ il caso del Comune di Bologna che ha perso il ricorso al Tar presentato da due persone con gravi disabilità a cui palazzo d’Accursio aveva chiesto i pagamenti di vitto e trasporto per il centro diurno. Pagamenti evidentemente non dovuti.

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La sentenza parla chiaramente di “somme indebitamente richieste” anche a seguito di “diffide” e “azioni monitorie” da parte del Comune. Il tribunale autorizza così i due a “non pagare alcuna somma al Comune di Bologna” e sancisce il diritto dei familiari a “ottenere la restituzione delle somme ad essi indebitamente richieste”. Al centro delle ‘indebite richieste’ del Comune rette non dovute per circa mille euro: 448,92 per il periodo luglio-dicembre 2010 e 595,98 euro da gennaio a giugno 2011.

Il Comune sosteneva che fino alla riforma della legge regionale del 2016 bene aveva fatto il Comune a chiedere una compartecipazione alle spese di vitto a trasporto per chi tra i disabili gravi frequentava il centro diurno del Comune ed invece il TAR Emilia Romagna ha stabilito che ancor prima di questa modifica, in base ai principi generali dell’ordinamento e come stabilito con sentenza per ben tre volte dal Consiglio di Stato, non è possibile conteggiare nel reddito dell’assistito l’indennità di accompagnamento e la pensione di invalidità.

Il Tar specifica inoltre che le somme richieste dal Comune di Bologna hanno comunque carattere di “eccessività”, rappresentando “circa l’80 per cento della pensione di invalidità”.
Il Comune di Bologna ha subìto questa sconfitta dopo che era già stato in precedenza condannato più volte per avere inserito nei conteggi per controllare se il singolo disabile grave doveva o meno compartecipare ai costi dei servizi anche i redditi del nucleo famigliare di appartenenza, comportamento questo del Comune di Bologna anch’esso del tutto illegittimo.

“L’ennesima dimostrazione – dice Lucia Borgonzoni, candidata alla presidenza della Regione – di anni di ingiustizie subite da tante persone con disabilità in Emilia Romagna.
E’ inconcepibile che persone con disabilità abbiano dovuto, e debbano ancora, rivolgersi ai tribunali per far valere i loro sacrosanti diritti. Spiace anche che l’Amministrazione di Comune e Regione abbiano per anni preteso rette anche da chi è esentato, come da noi denunciato. Al governo della Regione sarà mia premura valutare uno specifico fondo ristoro per risarcire tante persone con fragilità, a cui sono stati negati i diritti in questi anni”.

Bologna, milioni di euro per pagare le bollette ai Rom: e loro spacciano

Intanto, il Pd ha trovato il tempo per approvare una legge regionale a favore degli zingari, voluta dal presidente Bonaccini. Una vera e propria “legge razziale che discrimina gli italiani” perché favorisce gli zingari sinti rispetto a tutti gli altri.

“Un cittadino che non appartiene alla comunità sinta o rom non può accedere ai progetti riservati a quelle etnie – denuncia Umberto Bosco, consigliere comunale della Lega – E questo è discriminatorio”.

Bonaccini Emilia Rom, Borgonzoni Emilia Romagna: 4 lettere fanno tutta la differenza del mondo.

Una delibera regionale della giunta Bonaccini permette agli zingari di edificare in terreni agricoli non edificabili. Fino all’approvazione della delibera, quando i sinti hanno creato insediamenti in terreni agricoli dove non vi era permesso, erano stati (come tutti gli altri) invitati a demolire. Si chiamava abuso edilizio. La nuova legge, invece, stabilisce che l’individuazione delle microaree “non comporta la modifica della destinazione urbanistica delle stesse”. Cosa significa? Che un territorio rurale non deve essere trasformato ufficialmente in “residenziale” per costruirci il mini-campo. Questo perché “si tratta di un uso speciale” pensato apposta per gli zingari. Una specialità che “comporta maggiore elasticità per l’Amministrazione comunale nello scegliere” dove piazzare i nuovi campi, permettendogli di “prescindere da vincoli e prescrizioni che limitino la possibilità di stabili trasformazioni del suolo a fini residenziali”. Non solo: grazie alla legge Pd, le microaree non sono nemmeno soggette “alla disciplina che attiene ai vincoli che gravano sul territorio”. Una manna giustificata dal fatto che (in teoria) gli insediamenti dovrebbero essere temporanei, giusto il tempo di instradare i Sinti verso altre sistemazioni.”I nomadi si stabilizzeranno – scommette il consigliere di FdI Bignami – e alla fine non se ne andranno più”.

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A Bologna l’ennesima marchetta:

Emilia, Bonaccini destina 300mila euro per dare casa a 30 zingari

Circa trecentomila euro per moltiplicare i campi nomadi. Che si vanno a sommare ai circa 900mila euro spesi in 9 anni per luce e acqua del campo.

“A casa mia le bollette le pago io – attacca Galeazzo Bignami, deputato bolognese di FdI – Non le faccio pagare ai cittadini. Non possono sempre vivere a nostre spese”.

Il programma comunale lo mette nero su bianco: le nuove microaree saranno utilizzabili “esclusivamente” dai “nuclei appartenenti alla comunità rom e sinta selezionati dai servizi comunali”.

Tradotto: se un comune residente si trovasse in difficoltà e non fosse ancora in lizza per una casa popolare, non potrebbe ottenere la piazzola dove parcheggiare una casa mobile.

Non solo. C’è anche una seconda opzione: la costruzione in terreni acquistati dagli stessi sinti. A Bologna per ora ne è stata approvata solo una. Una famiglia ha dimostrato di essere proprietaria di un appezzamento di terreno e il Comune darà l’autorizzazione a viverci. In un’area non edificabile.

In pratica, si stravolgono le leggi per fare un favore agli zingari. Aree non edificabili diventano edificabili.

Il sito comunale spiega che in queste zone deve essere “esclusa la possibilità di realizzare nuovi edifici ad uso abitativo su fondi agricoli che ne siano sprovvisti”. Ma non vale per i sinti che ci piazzeranno casa mobile e potranno costruire pure altri due prefabbricati. “Il Pd ha permesso ai nomadi di edificare in zone dove non sarebbe possibile – dice Bosco – se lo facesse un cittadino qualunque, sarebbe considerato un abuso edilizio”.

Insomma. Togliere ai disabili per dare agli zingari. Questa è la regione del Pd. La regione delle sardine.




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