Bologna, milioni di euro per pagare le bollette ai Rom: e loro spacciano

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Il primo elemento che desta curiosità è questo: in un’area di sosta per nomadi, in teoria i rom o sinti che siano dovrebbero permanere un tempo limitato.

Le regole comunali dicono al massimo sei mesi, prorogabili per qualche mese. Non certo per anni. E invece a Bologna i sinti dei tre “campi” regolari cittadini sono accampati “da a oltre venti anni”.

“Solo negli ultimi 10 anni il Comune, fra energia elettrica, gas ed acqua oltre che per progetti di integrazione ha speso oltre 3,2 milioni di euro”, dice al Giornale.it Marco Lisei, consigliere comunali di FdI e candidato alle elezioni regionali.

I dati riguardano le aree di sosta in via Dozza, via Erbosa e via Persicetana. I costi principali riguardano ovviamente le utenze, i numerosi progetti di inclusione, ma anche il mancato introito delle quote contribuzione per la sosta. I nomadi dovrebbero pagare l’obolo al Comune per poter stare nel campo, ma il più delle volte non lo fanno. Creando un ammanco non indifferente alle casse bolognesi.

Partiamo da via Dozza. I dati sono aggiornati al settembre di quest’anno, dunque freschi di verifica. Per il consumo di energia elettrica nelle aree comuni del campo dal 2013 al 2018 sono stati spesi 30.852 euro più spiccioli. Alla luce va aggiunto il gas, che – particolarità unica nel suo genere – paga interamente il Comune senza alcuna contribuzione degli utenti. Negli ultimi 7 anni i contribuenti hanno versato 106mila euro. Cifra simile a quella per l’acqua, che supera i 108mila euro. A questi vanno aggiunti i costi gestionali: in totale, sempre dal 2013, fanno 67mila euro. I dati di via Persicetana sono un po’ più datati (arrivano al 2016), ma non per questo meno interessanti. Il quartiere in 6 anni ha erogato 132mila euro di luce, 72mila di acqua e deve riprendere ancora 9.300 euro dai sinti che in tre anni non hanno mai versato la constribuzione sosta.

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Una storia particolare arriva invece dal campo di via Erbosa. Nei giorni scorsi è stato al centro di un blitz delle forze dell’ordine impegnate in una operazione antidroga. “È inaccettabile che un’area pagata dal Comune finisca al centro di questioni legate alla droga”, sentenzia il consigliere Francesco Sassone. Il conto peraltro è piuttosto salato. Dal 2011 a oggi si contano 652mila euro abbondanti per l’energia elettrica e 241mila per l’acqua. I sinti, poi, dovrebbero contribuire con qualche soldino per la sosta garantita dal Comune. Ma lo hanno fatto poco e male. Nel 2011 mancano quasi 8mila euro, nel 2012 quasi 10mila, dal 2013 al 2018 circa 8mila euro l’anno e nel 2019, considerando solo i mesi da gennaio ad agosto, dei 4.400 euro che i nomadi dovrebbero versare non ne è arrivato nemmeno uno. Zero spaccato. Il pallottoliere alla fine conta 69.152 euro di ammanco. Mica briciole.

Visto il fiume di denaro che dalle casse comunali finisce nel campo di via Erbosa, ieri i consiglieri comunali Lisei e Sassone sono andati di fronte all’ingresso dell’area per mostrare la situazione a follower ed elettori. La visita è risultata sgradita ai nomadi, che hanno minacciato i due esponenti di Fdi:

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C’è da dire che il Comune emiliano ha ben pensato di chiudere (in futuro) l’area di sosta ormai al centro delle polemiche, ma non lascerà senza casa i nomadi. Anzi: “Spenderà circa 400mila euro” (400mila!) per creare “due accampamenti più piccoli, detti microaree”. “Il Pd sta creando cittadini di serie A e di serie B – attacca il deputato Fdi Galeazzo Bignami – Vuole procrastinare la situazione esistente invece di chiuderle quelle aree. Sono anni che denunciamo tutto ciò, ma il Pd continua a non ascoltarci”.




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