I terroristi islamici arrivano con i famigerati ‘corridoi umanitari’. L’ultimo caso quello del ‘profugo’ che martedì ha tentato di sgozzare un militare alla stazione centrale di Milano:
Sgozzatore militare confessa: “L’ho fatto per Allah”, è un profugo mantenuto in hotel
Era arrivato in Italia nel 2017 con i ‘corridoi umanitari’ sponsorizzati da Sant’Egidio al tempo del governo Gentiloni e poi proseguiti, con meno arrivi, anche durante il regno Salvini.
“Sono scappato dallo Yemen perché c’era la guerra”, ha detto ieri al pm Alberto Nobili). E a confermarlo le immagini e i video di guerra trovati nel suo telefonino – quanto l’antiterrorismo tedesco che, lo scorso 8 agosto, aveva allertato le nostre forze di polizia, indicando Mahamad come una persona “con simpatie per lo Stato islamico e che ha partecipato a scontri armati in Yemen”. Perché lui non fuggiva la guerra, la faceva.
E proprio nel giorno dello sgozzamento, Sant’Egidio celebrava i ‘corridoi umanitari’ in un bizzarro convegno a Roma:
Condivisa l’informazione dalla Germania, il Dipartimento centrale della polizia di prevenzione italiana aveva chiesto a tutte le questure l’obbligo di “comunicare con ogni consentita urgenza elementi informativi di dettaglio”. Ovvero: bisognava segnalare qualsiasi dettaglio sulla presenza e i movimenti di Mahamad in maniera tempestiva, per evitare atti terroristici sul nostro suolo. Eppure – nota Il Corriere – quell’allerta non è mai stata inserita nello Sdi, “l’archivio delle forze di polizia”, impedendo così l’arresto del presunto terrorista. Solamente 12 ore prima dell’attacco, infatti, Mahamad era stato fermato e fotosegnalato, sempre in stazione centrale, dopo che era saltato su una pensilina, pronunciando frasi deliranti e inveendo contro i passanti.
Ma attenzione, questa è solo la punta dell’iceberg.Almeno duecento terroristi islamici sono entrati in Europa proprio attraverso i ‘corridoi umanitari’.
ISIS ed altre organizzazioni del terrorismo islamico avrebbero imbarcato propri militanti su aerei diretti in Europa spacciandoli per ‘profughi’.
Insomma, corridoi umanitari per terroristi, che poi arrivano a Milano e sgozzano un militare.
Nonostante questo, l’Onu li ha premiati:
Dopo aver appreso che l'accoltellatore di Milano era arrivato grazie ad un corridoio umanitario dalla Libia, stride la…
Posted by Dama Sovranista on Wednesday, September 18, 2019
Il #terrorista che a #Milano ha quasi reciso la carotide a uno dei nostri militari era arrivato in Italia con i "voli umanitari".
Vi ricordate quando @GiuseppeConteIT alla #Merkel disse: "Se tu chiudi i porti io li faccio arrivare in aereo?".#StopInvasione #IoStoConSalvini pic.twitter.com/Xz4OtN6pd1— Marco Aurelio (@aamaurelius) September 18, 2019
Militare sgozzato da profugo a Milano: il VIDEO dell’attacco islamico
Gioite contribuenti italiani! I #corridoiumanitari che hanno portato più di 2.000 migranti in Italia e che prevedono l’arrivo di altri 600, organizzati da @santegidionews e @Medhope_FCEI, hanno vinto il Premio Nansen per i Rifugiati di @Refugees.https://t.co/vJog1wGroP
— Francesca Totolo (@francescatotolo) September 18, 2019
Fathe Mahamad, 23 anni e di origine yemenita. È lui che lo scorso 17 settembre ha provato ad uccidere un militare colpendolo con delle forbici. Dopo esser fuggito dal suo Paese, dove avrebbe combattuto tra le fila dello Stato islamico, il presunto terrorista è fuggito in Libia e da qui sarebbe giunto in Italia. Ma ecco una prima anomalia in questa storia. Mahamad non sarebbe entrato nel nostro Paese con un barcone, ma con un un volo di Stato nel 2017 (Il Giorno) attraverso un corridoio umanitario (Il Corriere). Da Roma, il richiedente asilo si sarebbe poi spostato a Bergamo e da qui in Germania (a Francoforte e a Monaco di Baviera) dove ha condotto, come molti aspiranti jihadisti, una doppia vita (vendeva abiti da donna e, allo stesso tempo) spacciava il khat, un alcaloide devastante.
In Germania Mahamad avrebbe conosciuto persone vicine al terrorismo islamico e ne sarebbe rimasto affascinato. Il 12 luglio di quest’anno Mahamad torna in Italia, vivendo per un po’ in un centro d’accoglienza a Mantova, da dove è scappato perché non riusciva a convivere con gli altri migranti (“parlavano tutti quanti inglese”). Il resto è (tragica) storia.