Svezia, il paradiso è ostaggio degli immigrati

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Quando apri le porte del Paradiso, lo trasformi nell’Inferno.

Luglio 2017: Dan Eliasson, capo della polizia svedese, rompe il muro di omertà del governo e si rivolge ai cittadini con un appello in tv: «Aiutateci, aiutateci!». Eliasson racconta che le aree sfuggite al controllo dell’autorità di Stato e “vietate” alle forze dell’ordine sono ormai diventate 61, sono sempre più estese e 23 di queste, attorno alle città più grandi, sono considerate «particolarmente rischiose». Commissariati chiusi e controllo demandato a 200 gang, perfino le ambulanze chiedono di entrarci con le attrezzature da zona di guerra.

Polizia Svezia: “Non abbiamo controllo di alcune aree”

Settembre 2018, la superdemocrazia umanitaria da 10 milioni di abitanti si contra con le statistiche inquietanti dell’anno precedente: 320 sparatorie, 110 omicidi e 7.226 stupri denunciati, il 10 per cento in più del 2016. Il 36 per cento delle donne dichiara di sentirsi in pericolo al calare della notte, e i verbali di polizia danno loro ragione: le denunce di violenze sessuali sono triplicate fra il 2012 e il 2016, interessando così il 4,1 per cento di tutte le donne, contro l’1,4 per cento di sei anni prima.

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