Ne abbiamo 1 milione nelle nostre scuole e 300mila sono musulmani. Ai bambini italiani viene imposto il ramadan e il digiuno islamico. Intanto i ministri di questo governo di imbelli chiedono ‘tetti alle classi’, come se la soluzione fosse diffondere il nemico.
La questione dell’immigrazione in Italia presenta sfide significative, soprattutto per il sistema scolastico. Nonostante gli sforzi del ministro e degli insegnanti, la complessità della situazione supera spesso le buone intenzioni. I sostenitori delle società multietniche tendono a non riconoscere pienamente queste sfide. Il concetto di “integrazione”, spesso citato dai politici, può sembrare vuoto di contenuto reale. Le culture non si integrano e, quasi sempre, una cultura può sopraffare un’altra a causa della sua forza, vitalità e dell’entusiasmo dei suoi portatori. In Italia, questo fenomeno è particolarmente evidente con l’immigrazione.
Il disorientamento causato dalla differenza linguistica non è solo cognitivo e strumentale, ma anche psicologico. La lingua è una caratteristica di specie che la natura ha affidato totalmente all’interazione sociale e culturale.
Per gli studenti italiani, la presenza anche di pochi studenti stranieri in classe può rendere l’insegnamento più lento e faticoso. Inoltre, crea un ambiente in cui le differenze di sensibilità per il cibo, le credenze religiose, il comportamento sessuale, e persino la gestualità e la mimica, diventano “segnali” difficili da interpretare e ai quali non si sa come reagire.
L’immigrazione è oggi il problema più grave, sia nella scuola sia fuori. Non è colpa degli immigrati, ma nemmeno degli italiani, che sembrano avviarsi verso la fine di qualsiasi speranza per il futuro della propria nazione.
Il ministro dell’Istruzione, Valditara, ha proposto l’idea di “classi di accompagnamento” per gli studenti stranieri. Questa potrebbe essere una soluzione potenziale per affrontare alcune delle sfide presentate dall’immigrazione nel sistema scolastico italiano. Questa proposta potrebbe rappresentare un passo avanti per limitare l’interazione tra noi e loro. Ma non sarebbe la soluzione alla radice del problema: non dovrebbero esserci stranieri nel sistema scolastico italiano oltre un certo numero fisiologico.
Insomma: bene se è un modo per rimandare l’inserimento fino al rimpatrio, male se è un tentativo di farli penetrare all’interno del nostro tessuto sociale.
Infatti, è importante sottolineare che l’immigrazione porta con sé non solo sfide culturali e linguistiche, ma anche potenziali rischi di sicurezza. Recentemente, ci sono stati attacchi armati nelle scuole tedesche da parte di estremisti islamici². Questo solleva preoccupazioni legittime sulla sicurezza nelle scuole italiane, dato il crescente numero di immigrati musulmani.
La soluzione: azzerare l’immigrazione islamica e abrogare i ricongiungimenti familiari.
“Gli insegnanti hanno paura dei loro studenti, il più piccolo conflitto può deflagrare in qualcosa di enorme”. Per questo poi le scuole chiudono per il ramadan.
# Le nostre scuole stanno diventando madrasse stile Gaza
Attualmente ci sono 872.360 studenti stranieri in Italia, di cui il 67,5% sono nati in Italia. I musulmani rappresentano il 29,7% di questi studenti.
Ascoltate le parole finali di questo signore africano, c’è tutto il dramma dell’immigrazione che genera violenza in quanto tale. Ecco l’esercito nemico che ci stiamo portando in casa.
Dobbiamo urgentemente abrogare i ricongiungimenti familiari e tornare allo ius sanguinis. Altrimenti, tra una decina d’anni saranno più di noi.
Ci odiano perché non hanno identità. E odiano la nostra. Vogliono distruggere la nostra perché loro non ne hanno una: è questo alla radice della violenza delle banlieus e del terrorismo islamico. E non è risolvibile se non con rimpatri di massa.