A proposito di questo:
Italiani costretti a mantenere 140.858 immigrati in hotel e case
Un ufficiale italiano che ha lavorato in missione con Frontex rivela i collegamenti tra ong e scafisti e il fatto che i suoi superiori lo invitassero a chiudere entrambi gli occhi per fare carriera.

“Sono stato ufficiale di collegamento per la Guardia di Finanza nell’ambito della missione Frontex Triton, nel 2016. In pratica, il mio compito era di imbarcare sulle navi militari e di polizia straniere e fare da tramite tra l’equipaggio e la centrale operativa di Pratica di Mare, accertarsi che l’equipaggio stesso rispettasse le leggi italiane sulla navigazione, svolgere dei preliminari atti investigativi nei confronti dei migranti eventualmente “tratti in salvo” per individuare se tra loro vi fossero facilitatori/scafisti e comprendere gli avvenimenti antecedenti al loro “salvataggio” stesso. Ero stato io a scoprire la metodologia che i trafficanti usavano in Libia ed Egitto, ossia quella di imbarcare sulle carrette del mare (nel frattempo in attesa fuori dalle acque territoriali) carichi di persone trasbordate dalla spiaggia tramite gommoni anche nell’arco di più notti, fino al riempimento “a tappo” della nave-madre stessa.”
“Con una nave della Guardia Civil, giorni e giorni interminabili a pattugliare il tratto di acque internazionali tra Sicilia sud-orientale e Libia, senza incontrare nessuno. Tornavamo in porto a Catania per i rifornimenti e c’era sempre l’Aquarius della Sos Mediterranée carica di migranti. Alla mia domanda a un nostro ufficiale superiore del perché sopra l’Aquarius non vi fosse nessuno dei nostri come ufficiale di polizia giudiziaria mi sono sentito rispondere “certe domande meglio evitare a monte di porsele, questa missione è un beneficio per tutti” (si riferiva ovviamente a carriera e soprattutto ai soldi percepiti, sia in termine di retribuzione individuale sia di stanziamenti per la GdiF stessa da parte di Frontex)”.
“Recupero di migranti su carrette alla deriva in acque assolutamente al di fuori della zona di vigilanza italiana (ad esempio, tra Creta e l’Egitto); – Malta che rifiutava sistematicamente gli sbarchi nonostante, come titolare di zona SAR, coordinasse le operazioni di ricerca e soccorso; – dai transponder delle ONG, rilevavo che erano TUTTE in attesa al limite delle acque territoriali libiche (e credimi, da idealista per me era stata una sorpresa in negativo dopo averlo accertato con i miei occhi)”.
“Su 5 missioni e una quindicina di recuperi di migranti (preferisco chiamarli così, dato che di quello si tratta) un solo soccorso autentico, di un carico di persone alla deriva da quattro giorni per avaria al motore, sotto il sole di agosto”.
“A dicembre 2016 l’ultima missione, deluso e incazzato per un’ipocrisia che si tagliava a fette. Per i mesi successivi ho rinunciato alle chiamate con le scusanti (reali) che ero impegnato in indagini o che sostituivo il comandante di reparto titolare.”
E anche negli ultimi anni ne hanno scaricati più delle ong:
Guardia costiera esulta: “Abbiamo portato in Italia 10mila immigrati in 60 giorni”
Scafisti di stato guidati dalla Diciotti hanno scaricato 25mila invasori
E in tutti questi anni:
Beh, diciamo anche un’altra cosa: i militari eseguono gli ordini che gli vengono impartiti dall’alto. In questo caso il Governo, che gli ordina di fare scafismo di Stato ormai da un decennio.
Il pesce puzza sempre dalla testa.
I militari eseguono perché ora sono come gli “impiegati”.. se fossero stati di leva come ai miei tempi, forse sarebbe stato diverso
Evidentemente rendere le FF.AA. formate esclusivamente da professionisti era funzionale proprio a questo.
anche i nazisti che trucidavano ebrei, slavi, partigiani, prigionieri di guerra, oppositori politici, testimoni di Geova, zingari, ecc
alla fine dicevano che eseguivano solo ordini.
Tuttavia i cittadini tedeschi che volevano stare fuori da questo gioco, lo facevano.
Esattamente come ci sono i militari che lasciano l’arma, quando vedono che il gioco e’ sporco.
E anche quando rimangono nell’arma, hanno sempre un ventaglio di discrezionalità.
Vedi il generale Vannacci.
E ci sono anche i sindacati delle forze dell’ordine, con cui potrebbero organizzare proteste.
”Non credere felice chi dipende dal benessere materiale”
Epistole morali a Lucilio, 98, 1
”[5] «O infelice colui che prova piacere dal grosso registro del suo patrimonio, dalle vaste distese di terre da far coltivare agli schiavi, dalle immense mandrie di bestiame, che per pascolare hanno bisogno di province e regni, delle schiere di schiavi più numerose degli eserciti di nazioni bellicose, dagli edifici privati che superano in estensione grandi città!
[6] «Quando avrà ben guardato tutte queste cose nelle quali ha impiegato e profuso le sue ricchezze e si sarà insuperbito, confronti tutto quello che ha con quello che desidera: è povero. Lasciami andare e restituiscimi a quelle ricchezze che mi sono proprie; il regno che conosco è quello della saggezza, che è grande e sicuro […]»
Seneca, I benefici, VII, 10, 5-6, Bompiani, pagina 477, traduzione di Monica Natali.
”Saper godere della prosperità è la felicità più grande”
Seneca, Monita, 186
I fascisti convintamente ripudiavano il nazionalismo!
I fascisti erano convintamente anti-nazionalisti!
Anche l’associazione di Enrico Corradini e di Luigi Federzoni era convintamente imperialista.
Quindi era convintamente anti-nazionalista.
Perfino loro non sapevano che cosa sia l’autentico nazionalismo!
://www.ilprimatonazionale.it/cultura/la-forza-viva-della-nazione-perche-tornare-a-leggere-enrico-corradini-268202/
://www.ilprimatonazionale.it/cultura/unita-e-la-potenza-delle-nazioni-enrico-corradini-256550/
Questa ottima biografia di Roberto Ricci lo evidenzia
://www.treccani.it/enciclopedia/roberto-ricci_%28Dizionario-Biografico%29/
«Crediamo nell’assoluto politico, che è l’impero: aborriamo chi lo nomina invano»
Berto Ricci, L’Universale, Anno 1, n. 1, 3 gennaio 1931
Lettera del 3 aprile 1938 inviata agli ex-collaboratori de “L’Universale” in La rivoluzione fascista, AGA Editrice, 2014², pagg. 169-87, in particolare:
“Il Nazionalismo […] o si risolve in Universalismo o si decompone in Razzismo. […] Rispetto e simpatia per la nazione tedesca e per la rivoluzione nazionalsocialista; avversione assoluta all’ideologia razzista e specialmente a qualunque sua introduzione in Italia” pag. 182
Pag. 162: “Uno dei punti sui quali ci dobbiamo impegnare è la lotta al razzismo perché, in una visione universale del fascismo, l’ascaro fedele è uguale a noi, è nostro fratello. […] In una visione imperiale la discriminazione razziale non è concepibile.”
://it.wikipedia.org/wiki/Berto_Ricci#:~:text=87%2C%20in%20particolare%3A%20%22-,Il%20Nazionalismo,-%5B…%5D%20o%20si%20risolve
”L’idea di gettare via il bambino con l’acqua sporca e chiudersi a riccio rispetto a qualsiasi Europa, che vedo serpeggiare con inquietante frequenza nel milieu sovranista, mi vede invece ferocemente contrario”
://www.ildetonatore.it/2020/08/05/lintervista-adriano-scianca-direttore-di-il-primato-nazionale-dialoga-con-davide-cavaliere-di-nazione-europa-e-m-amico-dei-filosofi/
”Le parole con cui Ricci fulmina l’errore nazionalistico non ammettono repliche: esso «ci riduce a campar di ripicchi e di dispetti, ci fa simili alla Serbia e al Paraguay» [257]. Inoltre «è egualitario, da buon figlio dell’Ottantanove, e per lui basta essere nati fra certi limiti geografici per aver cittadinanza piena e intera» [258]. Soprattutto il nazionalismo è intrinsecamente reazionario:
L’idea di rivoluzione, anche nel senso strettamente politico oltre che in quello estetico e morale, è estranea al nazionalismo, il cui ideale è e sarà sempre l’ordine pubblico, ossia l’ideale de’ questurini. [259]
Tutto questo ci porta alla terza fase, quella dello spirito dell’Italia, ovvero al momento in cui l’italianità si autocomprende pienamente e, diventando se stessa, si autotrascende in qualcosa di più grande. È la fase imperiale. Questo è un punto su cui Ricci insiste moltissimo: se il nazionalismo è da rigettare è proprio per la sua dimensione ottocentesca, quindi territoriale, rivendicativa, sciovinista, conservatrice. Lo stesso irredentismo, che pure molto ha dato alla storia e all’identità italiana, va per Ricci dialetticamente superato e ricompreso in una dinamica più grande:
L’irredentismo è una nobile bandiera, la patria non può dimenticare le sue terre e i suoi figlioli, ma a noi sembra che quelle minoranze, in Italia, le quali hanno continuamente in bocca Nizza, Dalmazia e Corsica e Savoia […] non rendano un buon servizio alla causa italiana. Quello che oggi va predicato ai giovani e infuso nel cuore del popolo fascista è l’istinto e la volontà della potenza, e, in una parola, il primato. Tutto il resto è dettaglio, o è strumento; tutto il resto ha da rientrare come «particolare» nel grande insieme della nazione che si fa impero: guai a perdere di vista i massimi sistemi e a smarrire lo sguardo su scopi secondari. [260]
Italianità e universalità, in questa visione, finiscono per coincidere:
A questo nome d’italiano io non credo debba assegnarsi un significato di nazionalismo stretto, anzi all’opposto un suono imperiale e di generosa umanità. Non sta agli uomini di Mussolini essere nazionalisti, come sono i galli degenerati [in verità, i francesi sono sempre stati furiosissimi imperialistoni]: né si può fondare e spargere una civiltà se non si è universali. [261]
[…]
Si tratta, insomma, di un’esortazione giobertiana a innalzarsi sopra se stessi, a divenire guida delle nazioni [noi Italiani dobbiamo essere la guida di noi stessi, solamente di noi stessi]. A essere bandiera in cui possa riconoscersi anche chi italiano per nascita non lo è. Il nazionalismo […] è il culto geloso del proprio orticello, il ripiego narcisistico su se stessi. L’impero è invece un principio regolatore di rapporti internazionali, in un quadro aperto ai grandi spazi. […] per Ricci l’evoluzione imperiale [l’ultraregressione apolidista], sulla scorta dell’esempio romano, doveva necessariamente contemplare un atteggiamento inclusivo verso le altre culture. «Niente è stupido e poco italiano come l’intolleranza, il disprezzo preconcetto verso gli stranieri, e il volersi chiudere nel guscio» [263]. […] essendo la sua logica sempre imperiale, ovvero ordinata e gerarchica. […]
la dinamica ben descritta da Evola, quando quest’ultimo parlava di «valori universali ai quali una determinata nazione o stirpe si è elevata attraverso la potenza di superare se stessa» [???] [264]. C’è quindi la possibilità che un popolo riesca trascendere la propria dimensione naturalistica (senza però negarla), arrivando a farsi guida delle altre genti [questo modo lo hanno trovato gl’Israeliti?]. Non diversa era la missione imperiale e universale che Berto Ricci accordava al Fascismo, da lui considerato «un moto cosmopolita come sono le cose d’Italia, assimilatore e unificatore di popoli», ispirato all’essenza di Roma «che non è quella di contrapporsi ai barbari ma di farli cittadini»[265]. Anche se, di nuovo, il mutato Zeitgeist [spirito del tempo] non deve portare a letture fuorvianti rispetto a parole come queste, che sono un inno alla conquista, non all’arrendevolezza; all’ordine, non al disordine.”
Adriano Scianca, ”La nazione fatidica”, Altaforte Edizioni, pagine 149-51.
[257] Errori del nazionalismo italico, op. cit., p. 30.
[258] Ivi, p. 33
[259] Ivi, p. 34
[260] L’Universale, Ottobre 1931.
[261] Berto Ricci, Lo scrittore italiano, op. cit., p. 19.
[263] Berto Ricci, Lo scrittore italiano, op. cit., p. 19.
[264] Julius Evola, Universalità imperiale e particolarismo nazionalistico, ”La Vita italiana”, a. XIX, n. 217, aprile 1931.
[265] Manifesto realista, L’Universale, 10 gennaio 1933.
Manifesto regressista
Notiamo le stridenti contraddizioni:
Il nazionalismo dev’essere rigettato perché il suo ideale è l’ordine pubblico, l’imperialismo è ottimo perché è il suo ideale è l’ordine, non il disordine.
Altra contraddizione stridente: prima cita Giacomo Leopardi che condanna l’apolidismo, poi Berto Ricci che fa l’apologia della cittadinanza universale.
È devastante, è catastrofico, è italicida rinchiudersi a Berto-Ricci
Coloro che si rinchiudono a riccio sono precisamente gl’imperialisti, gli apolidisti, i meticcionisti, perché odiano mortalmente le diversità nazionali, le eterogeneità nazionali.
L’assimilazionismo, ossia il meticciamento culturale dell’imperialismo tradizionale è autismo, è ultracotanza apolidizzante, italicida, è italicidità.
Il mescolamento del meticcionismo, la mescolanza dell’odierno imperialismo babelico è autismo, è ultracotanza italofaga, irreversibilmente apolidizzante, è italofagia.
Noi Italiani dobbiamo de-autisticizzarci.
Il fascismo fu convintamente ripudiatore del nazionalismo leopardiano.
Il fascismo fu un imperialismo patriottico, un imperialismo tradizionale.
Redentisti! convintamente condanniamo il nanismo imperiale! il nullismo apolidista! l’italofagia meticcionista! l’italicidità apolidista!
://italiacoloniale.com/2022/02/03/colonialismo-quel-destino-africano-inaccettabile-retorica-fascista/
Il mescolamento del meticcionismo, la mescolanza dell’odierno imperialismo babelico è rovente, esplosivo, è autismo italicida, è deflagrante vulcanica ultracotanza, irreversibilmente apolidizzante, è voracissima italofagia.
Israele è il nostro Redentore.
Grazie a Israele guariremo dalla truculenta, italicida, italofaga adorazione dell’apolidia.
Grazie a Israele profligheremo l’italicidità dall’Italia.
Grazie a Israele profligheremo l’italofagia dall’Italia.
Israele è la nazione la più potente del mondo, perché è la nazione che più di tutte ama, che più di tutte è unita, che più di tutte è moralmente matura e nazionalmente armoniosa.
Ama il tuo connazionale come te stesso
Non fare ai connazionali quello che tu odi