Rivolta dei sindaci di destra – leghisti in testa – contro il blocco navale immaginario della Meloni.
A partire dalla Lombardia dove, mettendo in fila i dati, al 31 luglio 2023 si registrano 16.232 clandestini: 2.156 in più rispetto al mese precedente e 5.481 in più rispetto a prima della Meloni.
Secondo il piano di sostituzione etnica del Viminale, entro il 15 settembre la quota arriverà a 6.000. La fetta più grande, insomma, per cercare di ripartire gli oltre 50 mila clandestini, quelli che la Cassazione ama definire ‘richiedenti asilo’.
«I comuni sono diventati i centri di costo dell’immigrazione. La politica si ricorda di noi solo quando ci sono le elezioni e ha bisogno di voti. Poi, ci lascia le grane da risolvere». Roberto Di Stefano, sindaco leghista di Sesto San Giovanni, alle porte di Milano, parla di una situazione che «mette in ginocchio i bilanci: siamo costretti a distrarre fondi che potremmo spendere per gli anziani, per i disabili, per occuparci dell’accoglienza agli stranieri».
A destare maggiore preoccupazione, spiega ancora Di Stefano, sono minori non accompagnati che vengono assegnati ai comuni direttamente dal Tribunale. «Ho l’impressione che il ruolo dei sindaci non sia capito. Non basta il rimpatrio di qualche centinaio di persone, perché gli arrivi sono molti di più. E il lavoro va fatto a monte: investendo in democrazia nei Paesi da cui queste persone scappano». Investendo in democrazia? Queste ‘persone’ non scappano da qualche bizzarra dittatura, in Nigeria ci sono le elezioni ad esempio. Bisogna investire in mitra e filo spinato perché respingere l’invasione è l’unico modo di evitarla.
Nella provincia di Brescia, l’insoddisfazione è la medesima: il sindaco di Edolo, Luca Masneri (civico), dalla Valle Camonica ricorda di aver chiesto alla Prefettura «di iniziare a pensare a una exit strategy. Negli anni passati abbiamo avuto anche 200 migranti su una popolazione di 4.400 persone. Ora siamo a 70 e vogliamo arrivare a 40». Marco Togni, primo cittadino leghista di Montichiari (Brescia), non si pone proprio il problema: «Immigrati non ne voglio. Non ho posti in cui accoglierli e quindi non me ne preoccupo. Non posso impedire che strutture private nel mio comune partecipino ai bandi della Prefettura per l’accoglienza ma quando chiedono il mio parere dico sempre che sarebbe meglio non farlo». E in mancanza di strutture in cui ospitarli, Togni ribadisce la sua «indisponibilità a qualsiasi conversione di strutture di proprietà comunale». Anche Sebastian Nicoli, sindaco Pd di Romano di Lombardia, nella bergamasca, ha contestato l’arrivo di una trentina di richiedenti asilo nell’hotel La Rocca, struttura privata gestita da una cooperativa: «Ancora una volta affrontiamo un’emergenza calata dall’alto. La Prefettura mi ha avvisato solo informalmente dell’arrivo dei richiedenti asilo. Non mi è stato neanche comunicato il numero esatto».
Seconda solo alla Lombardia, l’Emilia-Romagna ha ospitato nei primi sette mesi di quest’anno il 9% dei migranti sbarcati in Italia. Poco meno di 12 mila al 15 luglio, se ne attendono altri 4.000 tra la fine di agosto e settembre. Principalmente maschi, giovani e adulti, provenienti da Costa D’Avorio, Guinea, Egitto, Bangladesh, Pakistan, Tunisia, Burkina Faso, Siria, Camerun e Mali.
Da mesi, la crisi degli alloggi viene denunciata da prefetti, sindaci piddini, cooperative di settore che reclamano più soldi da parte di Roma ma anche collaborazione nella ricerca di soluzioni rapide per estendere il piano di sostituzione etnica. L’hub di via Mattei a Bologna, per esempio, accoglie da settimane i clandestini in una tendopoli, non essendoci più camere disponibili. Una soluzione che il sindaco Matteo Lepore (centrosinistra) definisce «non dignitosa» e «preoccupante» , segno che al ministero dell’Interno «non c’è alcuna idea su come gestire l’emergenza». Proprio al Viminale, l’assessore al Welfare del comune di Reggio-Emilia Daniele Marchi (Pd), ha minacciato di portare i molti clandestini assegnati al suo distretto: «Se il governo va avanti così, carico dei pullman e li porto tutti a dormire al ministero».
Il Veneto, che dai piani del Viminale dovrebbe accogliere 3.000 clandestini entro settembre, arriverà a quota 200 mila, secondo il presidente Luca Zaia: «Di questo passo avremo presto le tendopoli». A Legnago, in provincia di Verona, il sindaco Graziano Lorenzetti ha riposto la fascia tricolore in protesta: «Tornerò a utilizzarla quando lo Stato metterà i sindaci e le forze dell’ordine nelle condizione di poter garantire la sicurezza ai propri cittadini». Il sindaco leghista di Chioggia Mauro Armelao è stato chiaro: «Non disponiamo di strutture pubbliche in cui accogliere i migranti, abbiamo già famiglie in attesa di un alloggio».
E sentite questo sacco di letame canceroso come si preoccupa delle morti in mare e non degli italiani uccisi e stuprati dalle scimmie, che sono molti di più.
Oggi il frocio di zuckerberg ha bannato uno dei tanti miei account solo perchè ho scritto che il buonismo uccide 😆
lanuovaferrara.it/ferrara/cronaca/2023/08/19/news/li-e-un-massacro-subito-una-nuova-mare-nostrum-1.100366087?fbclid=IwAR1LR6BzwgDx0SQL_Z-lmNClRQUuILGMdIGH2VXQ0TbyEf8l7nSAxr84Gk0
Purtroppo non abbiamo fatto i conti con questi immigrofili ch purtroppo non restano confinati in partiti come pd, sel, l&e e frattaglie varie.
Ma sono capaci di infiltrarsi anche all’interno dell’area del dissenso.