Il “piano” – Rivolta degli amministratori: “Non siamo il front-office”. Il segretario regionale del Carroccio: “Atto ostile del governo”.
Palestre delle scuole allestite come centri di accoglienza. Tendopoli che spuntano sulle Torricelle a Verona. Prefetti che vanno alla conta degli edifici ancora liberi nell’Alto Vicentino.
Immigrati e clandestini lasciati di notte davanti ai municipi dei piccoli comuni. “Ma cosa siamo, il front-office?”, si chiede indignato Marcello Bano, sindaco di Noventa padovana. “Se tu me li scarichi di fronte al municipio – prosegue il primo cittadino eletto con la Lega – io li carico su un autobus e te li riporto davanti alla prefettura. Si deve arrangiare il governo. Punto. È gravissimo quello che sta succedendo”.
Inutile nasconderlo: l’emergenza della ricollocazione dei migranti in Veneto è fuori controllo. La famigerata accoglienza diffusa, sponsorizzata dal presidente della Regione Luca Zaia, il rappresentante dei Comuni e sindaco di Treviso Mario Conte e caldeggiata dal governo in mancanza di altri provvedimenti, non sta funzionando. La rivolta dei sindaci leghisti contro l’oligarchia del partito è sempre più forte.
L’accordo attuale (già ribattezzato “sostituzione etnica”) prevede che ogni Comune accolga 3 immigrati ogni mille abitanti. Ma praticamente tutti i sindaci della Lega hanno rifiutato il piano partorito dalla mente di Zaia.
In tutta la regione sono attesi altri 4.000 ricollocamenti entro i prossimi mesi. Solo nella giornata di Ferragosto, nella sola provincia di Padova, sono arrivati cento clandestini. Ieri altri 200.
“È normale metterli dentro a una palestra? E poi? Dopo tre settimane li mandi via? Chi ha preso i voti per fare il parlamentare e il senatore se la deve smazzare lui” si sfoga sempre Marcello Bano, per tre anni presidente vicario della Provincia di Padova.
Ma le “toppe” temporanee non basteranno. Il numero degli sbarchi continua ad aumentare, e la cifra concordata fra Comuni e Regione a molti amministratori locali sembra già fantascienza. “Ora siamo a 3 migranti ogni mille, poi si passerà a 5, dieci. Dove andremo a finire?” scuote la testa il primo cittadino di Noventa padovana. “Il prefetto ci ha chiamato per sapere se ci sono immobili disponibili, ma il mio Comune non li ha. Le nostre palestre sono già tutte sovrautilizzate. Abbiamo già 25 persone ospiti di privati” è stato invece il “no, grazie” del sindaco di centrodestra di Malo (Vicenza), Moreno Marsetti: “Non capisco perché dobbiamo gestire noi questa emergenza, quando è un problema del governo. Non possono riversare queste persone alla gestione dei Comuni. Non possiamo accogliere tutta l’Africa! I numeri continuano ad aumentare ma dal governo non abbiamo avuto risposta”.
Ma ci sono anche le emergenze nell’emergenza. Come quella capitata al sindaco di Gambellara (Vicenza), Michele Poli, eletto con una lista civica ma sempre di centrodestra, chiamato a tarda sera, senza nessun preavviso: “Mi è stato detto: ‘alle due di notte ti arriveranno 3 persone. Non si sapeva se uomini donne o bambini. Ce le hanno scaricate come fossero pacchi davanti al municipio”. E questo non è l’unico cortocircuito che nelle scorse settimane si è creato fra il Viminale e le amministrazioni locali. A metà luglio, in alcuni comuni del Vicentino, dei clandestini sono stati lasciati sulle panchine dei paesi.
Ad alzare la voce contro il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, in Veneto, sono gli stessi uomini della Lega: “I sindaci della Lega diranno NO all’accoglienza indiscriminata. Accoglienza solo di chi è realmente rifugiato (meno del 10%) con regole e rispetto per i sindaci” attacca su Facebook il segretario regionale della Lega, Alberto Stefani. Aggiungendo: “Scaricare richiedenti asilo come ‘pacchi postali’ davanti ai Municipi, così come accaduto nei comuni del Vicentino, è un atto ostile che non fa parte della leale collaborazione che si deve instaurare tra prefetture e Comuni”.
“Ho scelto di entrare nella Lega – conclude Bano – perché diceva no all’invasione. E adesso? Cos’è cambiato? Nicola Molteni (sottosegretario all’Interno della Lega, ndr) dice ‘facciamo un grande hub’? No, grazie”.
«I comuni sono diventati i centri di costo dell’immigrazione. La politica si ricorda di noi solo quando ci sono le elezioni e ha bisogno di voti. Poi, ci lascia le grane da risolvere». Roberto Di Stefano, sindaco leghista di Sesto San Giovanni, alle porte di Milano, parla di una situazione che «mette in ginocchio i bilanci: siamo costretti a distrarre fondi che potremmo spendere per gli anziani, per i disabili, per occuparci dell’accoglienza agli stranieri».
I clandestini, che la Cassazione vorrebbe definissimo ‘migranti richiedenti asilo’, devono essere ricollocati in Africa.
Ricollocati assieme a qualche “parruccone” della magistratura 😒