Il richiedente asilo nigeriano che ha tentato una strage a martellate a Monteforte Irpino era ospite di uno dei preti che fa dell’accoglienza un business. Come don Biancalani in Toscana.
“È una guerra quotidiana che combattiamo in trincea, ma senza aver costruito un tessuto sociale che possa supportare chi è in prima linea, anche i nostri sforzi finiscono per essere insufficienti”. Don Vitaliano Della Sala, vice direttore della Caritas di Avellino, conosceva bene Robert Omo, il 24enne nigeriano che l’altra mattina ha ucciso a martellate il proprietario di un negozio di casalinghi e ferramenta di Monteforte Irpino, in provincia di Avellino, e ferito gravemente un 49enne di nazionalità bulgara che si trovava all’interno.
“Ha trascorso con noi tutto il periodo della pandemia – ricorda don Vitaliano- poi, da un anno a questa parte si era allontanato dalla nostra Cittadella della Carità. Dormiva all’addiaccio sul sagrato di una chiesa ed era profondamente cambiato da come lo avevamo conosciuto durante il lungo periodo del lockdown: irritabile, non più rispettoso delle regole interne per la gestione dell’accoglienza, fino a colpire, proprio la notte scorsa, un operatore che lo aveva richiamato all’osservanza degli orari di ingresso e uscita dalle nostre strutture“.
Si tratta di questo ‘prete’:
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L’ennesimo nigeriano sbarcato e richiedente asilo che uccide. Poi i loro connazionali starnazzano quando ne muore uno. Vergognatevi.
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