È il padre di Axel, giocatore fantasia el Belgio, avversario venerdì degli azzurri e una delle tre squadre dell’Europeo che ha deciso di inginocchiarsi sempre per il Black Lives Matter.
L’Italia in questa occasione farà la stessa cosa, per solidarietà: «Anche se l’Italia si inginocchia per la prima volta per solidarietà con noi e non di sua spontanea volontà, mi fa comunque molto piacere: state diventando un paese multietnico ed è normale che ci siano aggiustamenti, esitazione, qualche imbarazzo nel prendere decisioni. Serve tempo».
Serve tempo per arrivare ai grandi risultati di integrazione del Belgio:
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«Per un ragazzo come me, arrivato a 8 anni dalla Martinica o per Axel, il calcio è cruciale per l’inserimento nella società. Al pomeriggio io percorrevo dieci chilometri a piedi per andare ad allenarmi. In quei pomeriggi, lentamente il mio livello di integrazione cresceva, anche perché gli istruttori erano e sono formati per favorirla e farla diventare, direi, quasi primordiale: quando diventi calciatore, quando condividi lo spogliatoio capisci che la forza della società belga è la multietnicità».
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Ma infatti. Il Belgio è noto per i grandi risultati della società multietnica:
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«A me sembra naturale che il Belgio si inginocchi — sottolinea Witsel senior — perché qui conosciamo bene sia il valore dell’integrazione sia il dolore della discriminazione: di gente che invita me e mio figlio a tornare a raccogliere banane ce n’è stata, ce n’è e ce ne sarà sempre. Ma vedendo le cose da una prospettiva più ampia rispetto a Romelu e Axel, per motivi di età, so che le cose stanno cambiando. I ragazzi si identificano con loro e vedendo la loro integrazione e i loro successi, si considerano cittadini alla pari. Axel di questo suo ruolo è orgogliosissimo, abbiamo fondato assieme un’associazione che avvia al calcio i ragazzi più disagiati e lui, dopo il grave infortunio che ha sofferto a gennaio, ha lavorato come un pazzo per essere al’Europeo».
La realtà è che vogliono utilizzare lo sport come grimaldello per rompere le resistenze alla sostituzione etnica. Il signor Witsel si è integrato bene nel letto di una belga. E così vogliono che avvenga sempre di più e anche in Italia.
E i media, orfani della Franciafrica, usano ogni possibile sciocchezza per propagandare questa sostituzione. Spacciandola per ‘integrazione’. Non esiste l’integrazione.
Se i giocatori italiani avessero un neurone sopravvissuto in testa, si inginocchierebbero, sì, ma su Witsel.
“…Il signor Witsel si è integrato bene nel letto di una belga. E così vogliono che avvenga sempre di più e anche in Italia…”: ma è proprio questo ciò che gli immigrazionisti intendono per ‘integrazione’, perché sono dei pervertiti morali. Si eccitano all’idea che le nostre donne vengano insozzate da ne(g)ri e feccia similare. Altrimenti non si spiega perché favoriscono l’invasione soprattutto di maschi afroislamici.
Io personalmente per integrazione intendo convivenza forzata con questi elementi, con cui personalmente non voglio avere nulla a che fare. Non mi interessa integrarli, anche perché integrarli significherebbe accettare l’invasione e mettersi a 90 gradi con loro. Ed è quello che fa la Lega, che parla di difesa dell’identità ma permette a degli africani “integrati” di potersi iscrivere al partito, dei quali uno , nigeriano, eletto senatore e come il padre di Witsel integrato in quella maniera, ma nel letto di una bergamasca. Cosa che a quanto pare ai virili uomini in camicia verde che “ce l’hanno duro” va bene. Mi pare una palese contraddizione.
Invece, soprattutto gli afroislamici di sesso maschile, non vanno integrati, ma messi in condizione di marginalità sociale soprattutto al fine di impedirgli qualsiasi contatto con le nostre donne. Ma purtroppo ciò non avviene perché la maggioranza degli uomini europei sono maschi beta. E non immagino gli stessi afroislamici dietro come se la ridono e come ci sfottono a causa di questa maggioranza di maschi devirilizzati, per colpa dei quali pensano “questi coglioni uomini bianchi sono tutti froci e ci permettono di scopare le loro femmine”.
Tattandosi di nati tarati, non si danno pace che le nostre donne non li cacano, e così le tacciano di “snobismo” e “bigottismo”. Per forza poi che spingono per farle chiavare dai negri.