Lockdown, protesta dilaga: “Marciamo sul palazzo del governo”

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Ristoratori Toscana annuncia per il 4 novembre, il giorno dell’Alluvione, dietro l’hashtag #contearriviamo, diventato anche lo slogan dell’iniziativa, un ‘Cammino degli inessenziali’ per arrivare a piedi a Roma, davanti a Palazzo Chigi. Un viaggio di circa dieci giorni che prenderà il via da Ponte Vecchio e richiamerà la manifestazione pacifica portata avanti da Mahatma Gandhi contro la tassa sul sale, passata alla storia come la ‘Marcia del sale’. Su Ponte Vecchio i Ristoratori Toscana, prima della partenza, stenderanno gli striscioni con slogan che sintetizzano le proprie richieste. Contemporaneamente, sui ponti di diverse città italiane che stanno aderendo in queste ore, i colleghi ristoratori faranno lo stesso e si uniranno simbolicamente alla manifestazione fiorentina. Subito dopo, i Ristoratori Toscana si incammineranno lungo la via Francigena, l’antica via dei pellegrini che da Canterbury porta alla Città Santa, per arrivare davanti alla sede del Governo: insieme chiederanno al premier Giuseppe Conte di essere ascoltati.
«Il nostro ‘Cammino degli inessenziali’ si ispira alla ‘Marcia del Sale’: una manifestazione pacifica e silenziosa per chiedere alle istituzioni la possibilità di poter sopravvivere. Abbiamo deciso che partiremo il 4 novembre perché questa è una data simbolica per Firenze, il giorno dell’Alluvione, della città che si rimbocca le maniche e rinasce dalle macerie. Anche noi siamo pronti a fare lo stesso, siamo pronti a stringere i denti per poi ripartire. E abbiamo scelto di far partire la nostra manifestazione da Ponte Vecchio perché il ponte è un passaggio tra un oggi drammatico e un futuro più sereno», spiega Pasquale Naccari, il presidente dell’associazione Ristoratori Toscana che rappresenta 1.000 aziende a Firenze e 15 mila in Toscana. Ai ristoratori fiorentini, si uniranno lungo il cammino, quelli di diverse città della Toscana fino ad arrivare appunto a Roma. «Abbiamo preparato un documento con le nostre richieste da consegnare a Conte – riprende Naccari -. Noi chiediamo solo la possibilità di sopravvivere, la dignità di mandare avanti le nostre aziende e di prenderci cura delle nostre famiglie. Dopo tanti anni di sacrifici, in cui grazie al nostro lavoro, siamo riusciti a trasmettere al mondo la cultura italiana del cibo e della convivialità, vogliamo essere ascoltati. Oggi, perché domani sarà troppo tardi. E’ a rischio un intero sistema che verrà spazzato via a vantaggio dell’omologazione dei fast food». Tra le proposte, che verranno rese note il 4 novembre, la sospensione di tutte le tasse, l’abbattimento del canone di affitto, un fondo perduto per il periodo in cui ci sarà chiesto di chiudere e un credito di imposta proporzionale alle perdite di fatturato. Intanto, una parte del gruppo di imprenditori annuncia la serrata: «Lunedì in diversi imprenditori chiuderemo – sottolinea Naccari -. In centro, ma anche fuori, i fatturati sono calati del 90%. Vogliamo far capire alle istituzioni cosa sarebbe la città senza le nostre luci accese. Le persone ormai non escono più di casa. Sia chiaro, non sindachiamo sulle scelte sanitarie, non lo abbiamo mai fatto e non lo faremo, ma oggi al dramma sanitario si è aggiunto quello economico e non si può più far finta di niente».




8 pensieri su “Lockdown, protesta dilaga: “Marciamo sul palazzo del governo””

  1. Vittoria Vitale

    Molto ma molto meglio per loro se fossero anche neofascisti, ma pazienza, nessuno è perfetto, il punto è che non si creda, invece, a questa storia delle infiltrazioni della camorra nelle “violenze” di piazza (ci si augura sempre maggiori) a Napoli. Sia detto una volta per tutte, la camorra non è nelle piazze, è nei palazzi, e non certo da infiltrata, ma da signora e padrona. La camorra non appoggia il potere, ma è il potere, e non è che appoggia, ma pretende la chiusura di tutte le attività così la gente per sopravvivere dovrà indebitarsi con gli strozzini. Chi lotta per la libertà lotta anche contro la camorra e quindi deve rendersi conto che per farlo deve usare anche le armi vere, non le bombe carta.
    P.S.: fino a qualche giorno fa mi trovavo proprio a Napoli, dove sono rimasta circa un mese. Ho combinato qualcosa anche lì, a livello di lotta contro la farsa generale e la strage di diritti naturali, anche se non avevo compreso, forse per pessimismo mio, che le cose fossero già a questo punto di maturazione, pur se, come infatti scrivevo, sentivo che la reazione c’era, più che in qualsiasi altro luogo. Ora, posso ribadire per aver tastato di persona: era tutta dalla parte avversa, la camorra. E la gente non sta lottando solo per la questione economica, ma soprattutto, più o meno consapevolmente, per la libertà, perché abbiamo ancora il sangue nelle vene che manca altrove e le catene non ci sono mai piaciute.

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