Hate speech, come vogliono silenziare la rete

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Alessio Mannino sul nostro omonimo veneto:

Sarebbe bello che i propugnatori di leggi repressive contro l’hate speech, l’odio in Rete, ci facessero sapere cosa intendono esattamente con “odio”. Che significa odiare? Se io scrivo sui social, per esempio, “Alessandra Moretti in politica vale zero al quadrato”, il mio è disprezzo. Odio, al limite, potrebbe essere considerato un post del tipo “Mario Monti é un personaggio che meriterebbe solo la damnatio memoriae già ora, da vivo”. Giudizi forti, e tuttavia perfettamente legittimi. Ma giustamente il getto continuo di insulti, offese, minacce, auguri di morte e altro vomito da rabbia repressa suscita ribrezzo, poiché inquina le discussioni online trasformandole in un immondezzaio. Il codice penale, tuttavia, colpisce già i colpevoli di reati quali ingiuria, diffamazione e istigazione a delinquere. Perché allora, come fanno talune cacciatrici di visibilità elettorale, riproporre norme aggiuntive addirittura su scala europea, menandola ancora con questo benedetto hate speech (ma parlare in italiano, ogni tanto, no)?

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Proviamo a ipotizzare: forse perché, come su quell’altro ambiguo tema che sono le fake news, verrebbe più facile poi brandire come arma una legge ad hoc per denunciare e far perseguire siti, pagine e singoli utenti che supportano parti e tesi contrarie alle proprie. Riducendole al silenzio o, al limite, rendendogli la vita difficile, fra avvocati e carte bollate. Insomma: la legalizzazione della faziosità tramite bavaglio legislativo. Tutto, fra l’altro, da definire e delineare: quale soggetto stabiliberebbe il confine fra contenuto lecito e illecito? A chi affidiamo il compito di polizia virtuale, ai misteriosi addetti di aziende private come Facebook che tuttora censurano a loro discrezione, come del resto pensava di fare un’altra geniale suffragetta della web-sorveglianza? E soprattutto, per quale motivo uno non dovrebbe poter odiare chi gli pare e piace e dirlo pure, a patto che non sconfini in violazioni già previste dalle leggi esistenti, che bastano e avanzano?

In questi giorni di periodico revival dell’eterno fascismo, il vero pericolo di attentare alla libertà d’espressione sta nel fascismo subdolo e pio di proposte come questa (ultima erede, va detto, di una serie di reati d’opinione che in un vero regime liberal-democratico non sarebbero concepibili). Fascista é anzitutto ciò che limita e comprime la base stessa di una democrazia, inseguendo gli stessi identici effetti di quelle leggi “fascistissime” che instaurarono la dittatura mussoliniana ammanettando le opinioni. Nemmeno Mussolini, però, arrivò a perseguitare un sentimento, com’è l’odio, in quanto tale. Ben fermi i paletti della legge vigente, libero odio in libera Rete, dunque. Specie contro certe democraticissime odiatrici della libertà.