Sono almeno 13 i cittadini svedesi e norvegesi colpiti da un batterio resistente agli antibiotici contratto durante il loro ricovero nell’ospedale di Gran Canaria, nelle isole Canarie.
A rilevarlo è il Centro europeo per il controllo delle malattie (Ecdc), che spiega anche come vi sia un alto rischio che questo batterio si diffonda in Europa una volta che i turisti torneranno e verranno ricoverati negli ospedali del loro paese d’origine senza che siano prese le necessarie misure di prevenzione.
Forse bisognerebbe pensarci prima. Ovvero quando si ricoverano negli ospedali delle Canarie i clandestini che sbarcano sui barconi provenienti dall’Africa. In quel caso, di grazia, che misure di prevenzione vengono prese? Nessuna ovviamente. Come a Lampedusa in questi anni.
Le analisi genetiche hanno confermato che il batterio – il Klebsiella pneumoniae St392 che produce enzimi Ora 48 e di solito si contrae proprio nelle strutture sanitarie – è stato preso nello stesso luogo, l’ospedale di Gran Canaria.
Dato il mostruoso numero di turisti nell’isola (più di 15 milioni solo nel 2016), c’è il rischio di un’epidemia che viaggi per tutta Europa se i pazienti vengono trasferiti da un paese all’altro. Per questo l’Ecdc suggerisce agli ospedali di tutti i paesi europei di verificare, al momento del ricovero, dove hanno viaggiato e dove sono stati ricoverati prima i pazienti. Tutti coloro che sono stati trasferiti direttamente o sono stati ricoverati in un paese straniero nei 12 precedenti il ricovero nel paese d’origine devono essere controllati per questo batterio.
La combinazione immigrazione di massa e turismo di massa è un mix esplosivo.
I batteri resistenti agli antibiotici ci riporteranno all’epoca in cui si moriva per un piccolo taglio. In cui ogni operazione era un terno a lotto.