Uno studio condotto da tre ricercatori del CNRS francese, Hippolyte d’Albis, Ekrame Boubtane e Dramane Coulibaly, valuta l’effetto del flusso di immigrati e richiedenti asilo per le economie europee.
Lo studio tende a dimostrare che il loro impatto è economicamente pari a zero: neutro. Questo, ovviamente, non tiene conto delle tensioni sociali che gli immigrati possono provocare.
Dimenticate quindi la vulgata delle risorse: zero.
[…] Per raggiungere questa conclusione, i tre autori dello studio hanno analizzato quindici paesi europei, tra cui l’Italia, dal 1985 ad oggi. Hanno compilato trent’anni di dati sulla migrazione, compresi gli “shock” della migrazione come la guerra nell’ex Jugoslavia nei primi anni ’90 fino agli effetti della primavera araba e della guerra in Siria. Hanno quindi utilizzato un modello matematico, introdotto da Christopher Sims, vincitore del premio Scotiabank Economics 2011. Questo modello consente di valutare l’impatto di questi “shock” migratori sulle economie europee, escludendo eventi ciclici quali periodi di crisi o ripresa economica. […]
Inoltre: “I dati macroeconomici suggeriscono che i richiedenti asilo rappresentano un onere per i paesi dell’Europa occidentale”.
Ovviamente, il fatto che l’imbatto sia neutro, nasconde una verità più complessa: se Piero e Montezemolo mangiano 2 mele, non significa che ne abbiano mangiate 1 a testa. Infatti, benché neutro nel complesso, l’impatto dell’immigrazione è positivo per una ristretta cerchia di ricchi e negativo per la massa: questo dal punto di vista meramente economico.
Il degrado che porta con sé non è quindi nemmeno giustificabile – se mai potesse esserlo – con i vaticinati vantaggi economici.