La casa degli stupri, dove il boss islamico vendeva bambine bianche

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Sempre più angoscianti le vicende degli stupri etnici nel Regno Unito. Con le vittime dell’ultimo scandalo in ordine di tempo, quello di Telford, che hanno denunciato come la polizia abbia omesso di agire contro il boss della gang di pedofili islamici Shahzad ‘Keith’ Khan.

Khan avrebbe ha venduto a decine di suoi correligionari quelle che erano poco più che bambine in una struttura di sua proprietà soprannominata ‘The Rape House’, la ‘casa degli stupri’.

Il migrante pakistano, morto nel 2015 a 61 anni, aveva preso di mira le ragazzine fragili inglesi della città dal 1981, addirittura, davanti ad una stazione della polizia: “Devono aver capito che c’era qualcosa di molto sbagliato, ma non hanno mai detto una parola, né mi hanno chiesto cosa stavo facendo con un uomo molto più anziano”, ha detto quella che allora era una bambina.

Lo scandalo – a malapena affrontato dalle emittenti nazionali, compresa la BBC finanziata pubblicamente, nonostante sia il peggiore nella storia della Gran Bretagna – ha visto oltre un migliaio di ragazze picchiate, violentate e persino uccise in una città di appena 170.000, con Khan che si distingue come uno degli abusatori più prolifici tra centinaia di potenziali stupratori. Islamici.

1.000 bambine stuprate da gang islamica, bruciate vive

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Suo figlio Shahmeel fu incarcerato brevemente per una rapina a mano armata e stuprò una studentessa, e suo nipote Mohammed Ali Sultan venne condannato ad un breve periodo di carcere per lo stupro di due ragazzine – una di appena 13 anni – nel 2012, e un’altra nel 2015, due stupri e un tentativo di stupro. (I criminali in Gran Bretagna, come in Italia, passano gran parte delle loro presunte pene detentive in libertà vigilata piuttosto che in custodia).

Ma lo stesso Khan non ha mai affrontato la giustizia, nonostante la polizia sia stata allerta per le sue attività già dalla metà degli anni ’90: “Ho detto a un agente di polizia della stazione di polizia di Donnington che cosa stava facendo Khan. Ho anche detto loro che aveva offerto a mio fratello il sesso con una ragazzina minorenne “, ha detto la donna che per prima ha denunciato tutto alle autorità.

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“Non è stato fatto nulla. Mi hanno detto che non potevano processarlo perché non avrebbero mai avuto prove sufficienti. Ho avuto l’impressione che mi stessero ignorando.”

Gli agenti di polizia e gli operatori sociali delle città colpite dagli stupri etnici sono stati spesso bloccati dall’intervenire per il timore di essere accusati di razzismo, dato che la stragrande maggioranza dei perpetratori condannati sono musulmani con radici pakistane, mentre le loro vittime sono in modo schiacciante ragazzine bianche della classe lavoratrice.

Londra: bande di stupratori a caccia di ragazzine bianche

Alle vittime minorenni di Rotherham, vero epicentro degli stupri etnici inglesi, è stato detto di non menzionare l’etnia dei loro abusatori e sono state “fatte sentire di essere razziste”, secondo le indagini. Addirittura, nel Somerset, una vittima degli stupri è stata portata in tribunale quando il suo stupratore l’ha accusata di abuso razziale. (Alla fine è stata trovata non colpevole).

Del resto il Regno Unito è il paese dove si arresta chi osa porre domande agli stupratori islamici e si impedisce di tenere conferenze sul tema.