Se per caso avete in mente di uccidere qualche africano, dovete prima ricordarvi di caricare sul vostro profilo facebook foto comuniste e bandiere della Pace. In questo caso vi eviterete la demenziale ‘aggravante razziale’. Ovviamente è una battuta, ma rispecchia la bizzarra tesi sul caso dello sparatore comunista di Firenze.
“Era quasi un anarchico come vocazione”, dicono gli avventori del bar di cui Roberto Pirrone era un cliente abituale, una gioventù da militante del PCI. E l’uomo, come Traini, dal carcere non dà il minimo cenno di pentimento. Anche se, diciamolo, Traini è convinto di avere colpito spacciatori africani.
È lucido e dice di non aver ucciso per odio razziale, ma perché non ha avuto il coraggio di uccidere se stesso. Così ha scelto il primo nero che gli è capitato a tiro. Ribadisce che la sua intenzione, però, era quella di andare in carcere per risolvere i propri problemi economici.
Intanto Firenze fa i conti con la presenza sempre più ingombrante dei senegalesi in città, dopo il corteo che ha devastato il centro.