Parroco Scampia contro Saviano: “Educhi al male”

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“Siamo stanchi di Gomorra. Siamo stanchi dei tuoi romanzi. L’opinione pubblica preferisce le storie che aumentano l’adrenalina, le trame violente e criminali, e lo scrittore preferisce ignorare gli uomini e le donne che tutti i giorni rischiano per contrastare la cultura mafiosa”. Così don Antonio Manganiello, già parroco a Scampia, si aggiunge ai critici di Roberto Saviano. Lo fa parlando al plurale, sentendosi interprete di una comunità, da sacerdote. La polemica che innesca è insidiosa. In sostanza tocca la libertà di espressione. Don Manganiello contesta allo scrittore la mancanza di una rappresentazione orientata al bene e all’esaltazione di chi lo persegue. In parole povere, la mancanza nei suoi libri di eroi positivi. L’eterna pretesa di ogni regime, un canone culturale educativo.

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Detto che ognuno nei suoi libri scrive quello che vuole, è evidente quale sia l’obiettivo non dichiarato di Saviano: la disperazione. Imporre una visione della realtà oggettivamente nichilista che è tipica di quelli della sua razza politica.

Non che sia una caratteristica del solo Saviano, ma un filo rosso che attraversa tutta la ‘cultura’ contemporanea che non educa più al bello che poi è anche intrinsecamente il bene, ma piuttosto indica al lettore un mondo senza vie d’uscita. Disperante. Perché il Sistema non vuole che crediate che ci sia qualcosa o qualcuno per il quale vivere e morire. Dovete solo consumare. Senza disturbare.