Saldatura tra estremisti: Leoncavallo ospita terroristi islamici secondo polizia postale

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Il centro sociale Leoncavallo di Milano è un punto di ritrovo per estremisti islamici o simpatizzanti dell’Isis. A dirlo sono i risultati delle indagini della Polizia Postale, in seguito alla ricostruzione della vita di un marocchino arrestato nel marzo scorso a Perugia con l’accusa di apologia di terrorismo con l’aggravante di uso di mezzi telematici e detenuto nel carcere di Sassari. Ma per il marocchino il Leoncavallo era solo un “bel posto dove ascoltare musica e socializzare”.

Omar Nmichi, 32 anni, nato a Fes, in Marocco, ma residente da anni in Italia, meglio noto tra i frequentatori del centro sociale milanese come “Omar il marocchino”, al Leoncavallo ci andava regolarmente. E, tra le altre cose, spacciava. Di professione era un lavoratore saltuario nell’edilizia, ma lo spaccio gli rendeva decisamente di più. E il centro sociale aveva preso il posto della moschea. Questo però non gli impediva di postare sui social network video e messaggi inneggianti al jihadismo.

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Nell’occhio della Polizia Postale sono finiti alcun post pubblicati dal magrebino dove veniva spiegata la storia della bandiera nera dell’Isis e dove si vedevano persone intente a distruggere i cosiddetti “simboli dell’Occidente”. Ma in particolare a destare i sospetti degli inquirenti anche i contatti che Nmichi aveva con un tunisino, El Hammami Ghassene noto per essere considerato un indottrinatore e frequentatore di alcuni gruppi salafiti basati in Germania, che faceva propaganda per l’Isis.

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“Non sono un ragazzo cattivo, ho condiviso quei pensieri solo per curiosità senza alcuna volontà di ribellione”, ha spiegato Nmichi nell’aula di Tribunale che lo vede a processo. Ma ha anche aggiunto: “Facebook è come un telegiornale, si trovano tante notizie diverse. Erano solo parole, non pensavo fosse così grave. Le mie azioni sono state male interpretate”. Tra i post pubblicati anche una vignetta subito dopo gli attacchi a Chearlie Hebdo.

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Nonostante il marocchino abbia affermato che per lui il Leoncavallo era solo un posto come un altro, solo più bello, dove ascoltare buona musica e socializzare, i due avevano scelto il centro sociale milanese come punto di ritrovo. Tant’è che il suo amico tunisino, ben più esperto nella propaganda online secondo gli inquirenti, si è avvalso della facoltà di non rispondere.