I trafficanti di esseri umani prima di mettere i clandestini sui barconi dalla Libia, contattano le Ong e forniscono loro le coordinate dove bisogna andare a prelevare il carico. Questo avviene al confine delle acque territoriali. La conferma alle dichiarazioni del procuratore di Catania Carmelo Zuccaro, arriva da un trafficante libico che è stato “intervistato” (a sua insaputa) dal giornalista curdo Adib Fateh Alì per conto di “Piazza Pulita”, il programma di La7 condotto da Corrado Formigli.
Il reporter è riuscito a contattare un trafficante di Zuara fingendo di avere una famiglia da far arrivare in Italia e parlando tira in ballo l’attivista delle Ong marocchina Nawal Soufi. Che noi conosciamo bene, e che ha entrature nella politica italiana e in molte Ong che si occupano del traghettamento dalla Libia.
C’è l’amica marocchina di Greta e Vanessa dietro lo sbarco con lo Yacht di lusso
“L’unico problema – spiega il trafficante al finto clandestino – è l’ingresso in Libia, poi una volta arrivati qui a Zuara tutto filerà liscio. Conviene farli arrivare qui sui cammelli, poi il trafficante che li accompagna dovrà chiamarmi e ci mettiamo d’accordo. Una volta arrivati qui da me potrei considerarli come un pegno nelle mie mani, tranquillo. Aspetteremo che le previsioni del tempo siano buone al 100%, e al momento giusto partiranno”
Ma con che barca arriveranno in Italia?, chiede il giornalista
“Li faremo salire su una barca di legno con altre famiglie. Sarà una cosa fatta bene”.
E per i soldi?
“Una volta arrivati da me a casa mia, (i migranti) riposeranno per un po’, solo a quel punto parleremo del money transfer (il denaro) che mi devi fare arrivare qui. Tutto compreso sono 3.000 dollari (a testa), poco meno di 3 mila euro, non male per poveri in fuga da guerre che non ci sono.
Ma posso stare tranquillo? la barca è sicura?
“Tranquillo lo scafista ha una bussola un GPS è un telefono satellitare, e ha anche il numero di telefono della signora Nawal Soufi (attivista italo marocchina), lei lavora per una ONG italiana, lo scafista la contatta dalla barca e le fornisce le coordinate così lei avvisa la guardia costiera italiana”.
Allora questa Nawal conosce lo scafista?
“Si, quando lei riceve una chiamata dal satellitare sa che è gente che si trova in mezzo al mare”.
Quando Nawal riceve la telefonata dello scafista, cosa fa esattamente?
“Contatta subito quelli di Medici Senza Frontiere che prendono le coordinate vanno verso il barcone”.
La nave dei soccorsi e il barcone dove si incontreranno esattamente?
“Sulla linea di confine marittimo tra Libia e Italia. Per capirci, il viaggio da Sabrata fino alla nave dei soccorsi italiana dura al massimo sei ore. Una volta sulla nave, è fatta”.

Nawal Soufi, nota in Italia come “la trafficante”, interpellata da Piazza Pulita nega tutto. Ovvio. “Non sono stata mai contattata dagli scafisti”. “Questo trafficante di merce umana non dice nulla. Il mio telefono è pubblico ed è anche sotto controllo”, ha detto l’immigrata che riferisce di lavorare “in emergenza” per salvare le persone in mare.
In realtà lei non è contattata da scafisti, perché sono concorrenti. Il fatto che questa trafficante umanitaria sia ancora libera di esercitare, dice tutto sulla totale complicità di questo governo abusivo. E sull’incapacità dei magistrati di perseguirla nonostante i suoi legami con gli estremisti islamici siriani:
Questo apre scenari interessanti e cupi sull’esistenza di una rete islamista che collabora con le Ong per l’islamizzazione dell’Italia e dell’Europa.