Il supermercato dove i vendola comprano i bambini: soddisfatti o rimborsati

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Articolo de Il Giornale sul traffico omo dei bambini:

Alla californiana Growing Generations, forse la più famosa clinica Usa specializzata in maternità surrogata (molti i clienti vip, da Elton John a Sarah Jessica Parker) e rivolta soprattutto alla comunità gay, hanno grandi obiettivi: «Creare vite e, di conseguenza, trasformare il mondo».

Chi fosse interessato a farsi procreare un figlio da loro – coppie, ma anche «lesbica single» e «gay single» come specificato nell’apposito modulo – manda una mail e riceve nel giro di pochi minuti la brochure (in italiano, o in altre decine di lingue) che spiega tutto: procedure, costi, e persino offerte di finanziamento a un tasso del 5,99%. Con in più un servizio esclusivo di cui Growing Generations va particolarmente orgogliosa: «Siamo gli unici al mondo ad offrire i video di ognuna delle donatrici di ovuli». Insomma un catalogo delle donne che, a pagamento, forniscono i loro ovuli da far fecondare. Oltre ovviamente alla vasta scelta delle madri surrogate vere e proprie, che affittano il loro utero per far partorire il bambino che poi verrà consegnato al cliente.

L’India è l’hub asiatico per la surrogazione a basso costo, un business che lì vale centinaia di milioni e 25mila gravidanze a pagamento l’anno, con circa 3mila cliniche che offrono prezzi stracciati rispetto ad Usa o Canada: 20mila euro e si ritorna a casa con un figlio (alla madre indiana vanno solo 5-6mila euro, da dividere con marito e fratelli). Ma il divieto alle coppie omosessuali ha aperto il business per il vicino Nepal, «diventato un produttore di bambini per ricchi» come ha raccontato un’inchiesta di El Pais. Un florido business che si è rapidamente allargato anche alla Cambogia, con una moltiplicazione di agenzie (dedicate ai ricchi australiani in particolare), tanto che il governo è dovuto intervenire per regolare il mercato delle madri in affitto. Del resto le prospettive per il settore sono rosee: l’attuale giro d’affari mondiale dell’utero in affitto è di 3 miliardi di dollari ed è destinato a crescere. Solo negli Usa le maternità surrogate aumentano ad un ritmo del 200% l’anno.

Per gli italiani che non possono permettersi le cliniche americane, però, la destinazione più frequente non è l’Asia, ma l’Europa dell’Est, più precisamente l’Ucraina. A Kiev l’indirizzo più famoso è quello della BioTexCom rinomato «Centro per la riproduzione umana». Al cliente si propone un catalogo di 240 donne tra cui scegliere come incubatrice del proprio bambino. Il miglior affare del discount (testuale), con tanto di foto di neonato felice in pronta consegna, è di 9.900 euro: «Successo garantito».

E’ lo schiavismo del duemila. Lo sfruttamento dei non nati. Bambini ai quali si nega la mamma o il papà ancora prima di nascere: per il capriccio perverso di ricchi personaggi senza cuore.

Non sussiste, in questi casi, nemmeno la scusa meglio due gay che l’orfanotrofio.

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Nessun omosessuale eticamente responsabile ricorre a queste pratiche, basti pensare a cosa dissero Dolce e Gabbana, subito linciati dal complesso mediatico.

Invece per i vendola i bambini sono come prodotti da ordinare da un catalogo. Soddisfatti o rimborsati.

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E in queste vicende di ‘uteri’ affittati e bambini comprati, non c’è solo la questione femminista che viene ridicolizzata. Ma anche uno sfruttamento del ricco sul povero che dovrebbe ‘turbare’ chi è cresciuto a pane e Marx: come è possibile, che la sinistra si sia così svenduta all’ideologia delle minoranze privilegiate, da essere sorda allo sfruttamento di classe – che sa tanto di ottocentesco – dei gay, sulle donne delle classi meno abbienti?

Non solo, il mercimonio di bambini per riempire il vuoto affettivo di ricchi disadattati sessuali, è moralmente disgustoso, ma è anche una evidente sconfitta dell’idea di società per la quale generazioni di donne e operai hanno combattuto: più uguale e senza sfruttamento. La società omosessualista è il non plus ultra del liberismo ottocentesco.

 

Fonte: Identità.com