TUBERCOLOSI: POLEMICHE SU PEDIATRA INFETTA, DOVE E QUANDO?

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C’è preoccupazione tra le mamme ma anche rabbia sul caso della tubercolosi polmonare che ha colpito una pediatra che ha vaccinato 3.500 bambini. La donna è ricoverata al reparto infettivi dell’Ospedale Maggiore in condizioni non preoccupanti. Ha lavorato in 3 distretti sanitari su 4. Per 600 neonati è prevista la procedura di profilassi antibiotica (dai 3 ai 12 mesi vaccinati da metà luglio in poi).

DIFFUSIONE TUBERCOLOSI
DIFFUSIONE TUBERCOLOSI

«Siamo molto arrabbiati – dichiara una mamma ai microfoni della Tgr del Friuli Venezia Giulia – io personalmente sconvolta perchè la mia bimba ha 5 mesi e mezzo e non è stata ancora svezzata, adesso dovremo iniziare la terapia antibiotica perchè abbiamo fatto il vaccino a fine agosto nella fase di conclamata tubercolosi della dottoressa». «Ci hanno comunicato che quando venerdì torneremo per ritirare l’esito del test – commenta un’altra giovane mamma – comunque i bambini dovranno fare una profilassi di 50 giorni di questo antibiotico, mia figlia ha 6 mesi». E poi ancora: «Come mamma ho le palpitazioni, sono un pò inferocita però questo bisogna fare e questo faremo. L’unica cosa – fa sapere – è che noi abbiamo vista la dottoressa il 29 agosto che stava male e si vedeva, tossiva ripetutamente durante il periodo in cui siamo stati nel suo ambulatorio e quello che io mi domando è come mai operava senza mascherina, senza camice e senza guanti». L’azienda sanitaria rassicura che tutti gli interessati saranno contattati a breve per fissare un appuntamento per il test della tubercolina.

“Un caso che lascia esterrefatti”. E’ questo il commento di Barbara Puschiasis, presidente di Federconsumatori del Friuli Venezia Giulia, sul caso della pediatra convenzionata con l’Azienda sanitaria universitaria integrata di Trieste, incaricata di effettuare i vaccini ai bambini nei distretti 1, 2 e 3, e risultata affetta da tubercolosi.

L’associazione sta valutando la presentazione di un esposto alla Procura della Repubblica di Trieste per chiarire la situazione. A sorprendere Federconsumatori è in particolare il fatto che la pediatra avesse accusato i primi sintomi della Tbc un anno fa. Con la conseguenza che 3.500 bambini fino a 6 anni vengono richiamati per controlli perché a rischio contagio. A nulla valgono, per l’associazione, le dichiarazioni dei responsabili dell’Azienda sanitaria che la positività al test non significhi aver contratto la malattia ma unicamente aver avuto contatto con il germe.

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“Stante la delicatezza del problema e stante la pericolosità delle conseguenze che dall’aggravamento delle condizioni di salute ne possono conseguire per pazienti, familiari, colleghi di lavoro, non si può prescindere dall’adottare il criterio della prevenzione, vietando ogni attività al soggetto che possa potenzialmente contrarre la malattia e diffonderla”, spiega Puschiasis.

“Federconsumatori chiede che la Regione fornisca tutti i chiarimenti su come ha gestito il potenziale rischio. La gravità di quanto successo (le cui conseguenze saranno definite solo dopo gli accertamenti sui bambini), impone una seria riflessione su un sistema che, come ora dimostrato, sta manifestando importanti falle ponendo in pericolo la salute delle persone. L’associazione dei consumatori non esclude eventuali richieste di risarcimento danni”.

Puschiasis pone infine l’accento su come questo caso vada ad incidere su un tema che in Regione ha già creato molto contrasto, cioè l’opportunità o meno di vaccinare i bambini, accrescendo ulteriormente la diffidenza dei genitori. “Federconsumatori sta raccogliendo decine di segnalazioni e assieme ai cittadini – conclude la presidente – darà corso alle iniziative volte alla loro tutela”.

Ora, la domanda è questa: dove ha contratto la Tubercolosi la pediatra? E’ vero, come denunciato da alcuni, che è stata una delle operatrici a lavorare negli hub per l’accoglienza profughi?