Vescovi e governi africani si oppongono ai progetti Lgbt ed alla gendermania imperante nel mondo? Per taluni questo vuol dire una sola cosa: secolarizzare il Continente. Ed in fretta. Come? Nel solito modo: lanciando la massoneria in un’offensiva senza pari, insinuandosi più di quanto non abbia già indebitamente fatto in quel contesto sociale ed ecclesiale e divorando anime, mutando usi, costumi e soprattutto convinzioni di quei popoli.
Non a caso dal 1 al 7 febbraio scorsi si è svolto a Douala, in Camerun, l’imponente raduno annuale della massoneria africana, da sempre sotto la stretta, strettissima sorveglianza – ça va sans dire – di quella francese. Ciò, nonostante la dichiarazione di Casablanca del 2009 raccomandasse la fondazione di obbedienze nazionali autonome e la creazione di nuove logge autocefale in loco. Niente da fare, il cordone ombelicale è ancora intatto. Una nuova forma di neo-colonialismo? Certamente, non senza una buona dose di arroganza, Daniel Keller, Gran Maestro del Godf-Grand’Oriente di Francia, anziché smentire tale inquietante prospettiva, ha recentemente rincarato la dose, parlando espressamente – come rivelato dall’agenzia Médias-Presse-Info – di un «ritorno del Godf nella sua terra africana», con quell’aggettivo possessivo decisamente di troppo… Tanto da indurre gli stessi africani a porsi addirittura il problema: «Siamo cittadini francesi di serie B?», si sono legittimamente chiesti, scatenando un accesso dibattito tra favorevoli e contrari. Il problema, tutt’altro che marginale, è profondamente sentito.
Secondo i dati riportati dal settimanale Jeune Afrique, oltre 500 i partecipanti al XXIV Rehfram-Ritrovo degli umanisti e dei “fratelli” africani e malgasci, avamposto della laïcité, presieduto e promosso dalla Gluc-Gran Loggia unita del Camerun. I lavori veri e propri sono stati preceduti da un summit «iniziatico». Il tema prescelto sembra copiato paro paro da quello analogo, affrontato in Francia: «Di fronte alle crescenti intolleranza e violenza, quali i doveri dei massoni d’Africa e Madagascar verso il Continente?». Sotto accusa son finiti anche i vertici dei “grembiulini” locali, accusati di non ascoltare più i propri popoli, restandosene chiusi nelle loro torri d’avorio. Non solo: prevedibilmente, nel ricco ordine del giorno, non potevano mancare le questioni di genere. Strategicamente, però, senza affrontare subito le questioni Lgbt, che qui non attecchirebbero, no. Come in Occidente ai tempi della cosiddetta “rivoluzione sessuale”, si è cercato agli inizi un approccio più soft, rivendicando “semplicemente” l’eguaglianza di uomo e donna. Un vecchio giochetto, di cui purtroppo al di là del Mediterraneo conosciamo già i nefasti esiti.
La Gran Loggia femminile di Francia conta una quindicina di cellule aderenti in Africa e Madagascar ed ha, come obiettivo, quello di attivare obbedienze nazionali autonome entro i prossimi due anni. Ad esempio, puntando su una maggiore visibilità: «Si devono socchiudere le porte dei templi, per farne uscire messaggi chiari, proponendo azioni di prospettiva», ha dichiarato il presidente del consiglio nazionale della Federazione francese dei Diritti Umani. Il Gran Maestro Keller ha rincarato la dose: «In questo contesto – ha dichiarato – non possiamo più accontentarci di dibattiti a porte chiuse, relegati nell’atmosfera compassata dei nostri templi. E’ giunto il momento per i massoni africani e malgasci d’esser gli artigiani del rinnovamento politico, economico e sociale del Continente, al servizio di una visione senza dogmi del mondo, in grado di promuovere una libertà assoluta di coscienza ed una riconciliazione delle società con sé stesse, dove tradizione e modernità possano alla fine accordarsi e mai escludersi l’un l’altra…». Insomma, squadra e compasso ha suonato la carica anche in una terra, rivelatasi spesso, troppo spesso baluardo del buon senso. Ricorrendo peraltro ad un linguaggio “tecnico” , per “addetti ai lavori”: i «maestri artigiani», nel Trecento, infatti, erano i cosiddetti «artisti», cui venivano affidati i lavori più accurati, da specialisti, come quelli con le pietre più malleabili: ed, in effetti, anche nell’Africa di oggi è necessario lavorar “di fino”…
Il modello mondialista si è già insinuato nei salotti e nei dibattiti, travestito da approccio filosofico. Non ne ha fatto mistero lo stesso Keller: «Quelli che noi enunciamo sono principi filosofici – ha affermato esplicitamente – Il rispetto dello Stato e la libertà assoluta di coscienza sono valori universali, non un monopolio dell’Occidente, bensì patrimonio di culture anche differenti», vagheggiando – sempre non a caso – forme di sinergia coi “fratelli” africani.
Non è una mera coincidenza che il Godf abbia nel frattempo inaugurato due nuove logge oltre Mediterraneo, una a Yaoundé e l’altra a Bangui, capitale della Repubblica centrafricana. Sono gli avamposti di un attacco, destinato purtroppo a farsi – c’è da scommetterlo – sempre più massiccio, globale, totale (fonte: Corrispondenza Romana).