
Abbiamo bisogno di un porto sicuro”. C’è la Tunisia. O casa vostra, Barcellona della sindaca con l’assessora pisciona.
Poi, rivolgendosi poi a Salvini, la propaganda con un piccolo scudo umano fornito loro dai loro colleghi scafisti: “Queste sono le persone da cui l’Italia deve essere protette, a bordo c’è un bimbo di nome Djokovic, che in Libia ha subito una ferita da arma da fuoco. Lo stiamo portando a Malta”. Come disse Sharon: poi crescono. E fanno come Jihadi John, arrivato a Londra come profugo.
Diteci ancora che non è un attacco militare con altri mezzi attraverso una campagna mediatica volta a condizionare governo ed opinione pubblica.
Sono loro, già sotto inchiesta:
“Adesso vi portiamo in Italia”: video incastra Open Arms, chiesto il processo
Con scafisti che hanno ammesso contatti:
Scafisti ammettono contatti con Ong: incastrano Sea Watch e Open Arms – VIDEO
Si notano i segni delle torture e delle sofferenze subiti dai migranti nei “lager libici” trasbordati ieri (prima consegna) da @openarms_fund. pic.twitter.com/WTt8w5UFMb
— Francesca Totolo (@francescatotolo) August 2, 2019

Io a bordo ho un bimbo che si chiama Federer e vuole la pasta al pesto.
Non mi sorprenderei che gli avessero dato una revolverata apposta per approdare. Comunque queste manfrine degli sbarchi con la cadenza di gocce che cadono da un rubinetto sono tese a coprire altro, stanno cucinandoci qualcosa di grosso per me.