Curioso quanto verificato da Luigi Di Stefano del Primato Nazionale sulle tempistiche del ritrovamento della presunta naufraga Josepha da parte di Open Arms.

In sintesi, e senza volere scendere in particolari che potrete approfondire direttamente nell’articolo di Di Stefano, i dati raccolti attraverso il servizio MarineTraffic indicano come la nave Open Arms fosse diretta verso il punto esatto del naufragio ore prima che di questo si fosse a conoscenza. Nel momento in cui loro si dirigevano dritti dritti verso Josepha, nessun allarme era stato lanciato.
IL primo allarme – gommone avvistato da nave Triades – sarebbe stato poi lanciato ben 12 (dodici!) ore dopo. Dei preveggenti. O, possibile, dei salvatori veramente fortunati.
Ma in questa vicenda, i miracoli cominciano ad essere troppi. Tanto che Di Stefano azzarda un’ipotesi piuttosto credibile, a questo punto.
Era stato programmato dagli scafisti un grande naufragio al quale Open Arms (consapevole o meno) doveva testimoniare per mettere in crisi la politica dei porti chiusi voluta da Salvini?
Ma questo ‘grande naufragio’ salta, perché la guardia costiera libica arriva e salva tutti, tranne due cadaveri:
Open Arms ha mentito, Josefa non c’era: libici diffondono VIDEO
A quel punto arriva Open Arms, troppo tardi per riprendere il grande naufragio e le decine di cadaveri galleggianti. Ne rimangono ‘solo’ due. Bisogna inventare qualcosa. Bisogna inventare Josepha.
