Yuri Urizio strangolato per 7 minuti da qualcuno sbarcato a Lampedusa

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Per sette minuti, Yuri Urizio è stato in balìa del suo assassino: il ventottenne tunisino Bilel Kobaa – o Cubaa, perché neanche sanno i nomi che hanno di chi entra – lo ha colpito al volto con alcuni pugni, si è avventato su di lui già a terra e gli ha stretto il collo strangolandolo.

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Chissà se qualche prostituta mediatica si inginocchierà per il povero Yuri, soffocato per sette interminabili minuti da un africano. Uno di quelli che sbarcano a Lampedusa e poi lo Stato sparpaglia in tutta Italia, Milano compresa.

“Gli ho dato un bacio sulla fronte e gli ho sussurrato ‘hai una vita davanti’. Ma Yuri non si è svegliato: se n’è andato per sempre. È stato ucciso come un animale, con una violenza che non è umana. Ora lotterò per lui: voglio verità e giustizia. Per me era come un fratello: bellissimo, dolce e fragile, ma anche tanto forte”.

Alessio Titone, 29 anni, è stato al capezzale di Yuri Urizio, al Policlinico, fino alla fine. “Fino all’ultimo speravo ce la facesse. Ho abbracciato sua madre, distrutta dal dolore. Per noi la sua morte è inaccettabile”. Aggredito nella notte tra martedì e mercoledì in viale Gorizia, il ragazzo di 23 anni è morto ieri dopo due giorni di agonia. “Stava importunando una ragazza”, ha dichiarato l’aggressore. “Non ci crederei nemmeno se lo vedessi – commenta Alessio –. Yuri non avrebbe mai fatto una cosa del genere: è una bugia che rende ancora più insopportabile il dolore. Era un ragazzo generoso, sempre pronto ad aiutare gli altri con quel poco che aveva: non navigava nell’oro, ma sognava di realizzarsi con il lavoro. Per i ragazzi più piccoli era un esempio”.

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È stato proprio Titone a prenderlo sotto la sua ala per insegnargli i mestieri di cameriere e barman, quando Yuri era poco più che adolescente. “Insieme abbiamo servito a banchetti di matrimoni ed eventi, ci siamo occupati di catering e cucina. È sempre stato volenteroso e ultimamente insegnava a sua volta il mestiere ai ragazzi più piccoli. Abbiamo lavorato insieme per l’ultima volta quest’estate, in Sardegna, a Santa Teresa di Gallura, gestendo la sala di un locale e come barman. Adesso, finita la stagione, Yuri si stava riposando”.

Con tutta probabilità, mercoledì notte il ventitreenne stava camminando dopo essere uscito da un locale: “Era un ragazzo pieno di voglia di vivere, gli piaceva conoscere persone nuove e anche viaggiare, non si fermava mai. Si era innamorato della Sardegna, il suo luogo del cuore era Porto Pollo”. L’amico ricorda anche che “era molto affezionato alla mamma, che gli aveva fatto anche da padre perché Yuri aveva perso il suo quando era un bambino”. Originario della Calabria, si era trasferito a Como da piccolissimo e da un paio d’anni abitava a Milano insieme alla madre. “Ma a Como tornava spesso, l’ultima volta domenica, quando ha dormito a casa mia. Non potevo immaginare che non l’avrei mai più rivisto. Mi mancherà immensamente”.

A Milano, il ventitreenne aveva lavorato per alcuni mesi al Maio Restaurant, all’ultimo piano della Rinascente, fino alla primavera dello scorso anno. “Ce lo ricordiamo – dice un collega –, era pieno di voglia di fare, con l’entusiasmo dei 20 anni”.




4 pensieri su “Yuri Urizio strangolato per 7 minuti da qualcuno sbarcato a Lampedusa”

  1. Mussulmani bastardi, dovete nascere morti.
    Vermi voi e il vostro falso dio per non parlare di quel porco pedofilo del vostro profeta.Sangue chiama sangue.Schifosi.

I commenti sono chiusi.