Faida trapper afroislamici, il mandante è nato in Italia: abrogare ricongiungimenti familiari

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L’integrazione.

L’ultimo teppista nordafricano coinvolto in questa vicenda:

Guerra tra gang di immigrati a Milano, arrestati i trapper Simba La Rue e Baby Gang

E’ stato arrestato oggi pomeriggio dai carabinieri all’aeroporto di Malpensa. Stava rientrando dalle vacanze.

E’ un ventenne nordafricano, Samir Benskar, nato in Italia e residente del Padovano, anch’egli rapper e con la passione per il pugilato, amico del famigerato Baby Touché.

Il giovane delinquente era in Spagna, a Ibiza, proprio in compagnia di Touché, quando gli altri quattro presunti complici sono stati arrestati con l’accusa di tentato omicidio in concorso. Anche lui, al pari della fidanzata pornoattrice del trapper, vittima dell’agguato, avrebbe avuto il ruolo di ‘mandante/istigatore’ dell’aggressione.

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La rissa scoppiata lo scorso luglio, nella notte tra il 2 e il 3, a via de Tocqueville, e che ha coinvolto più di 10 persone tra cui i due trapper milanesi Baby gang e Simba La Rue è stata causata da una mancata restituzione di una carta di credito.

Secondo quanto riportato dal dirigente della squadra Mobile di Milano, Marco Calì, due giovani senegalesi sarebbero stati gambizzati per questo motivo: “Il motivo per cui sono stati aggrediti era un piccolo credito dovuto al prestito di una carta di credito della quale era stata richiesta la restituzione. Al diniego, è sorta una lite e da lì la sopraffazione totale anche con l’uso delle armi. Questa attività – ha continuato Calì – dimostra l’estrema pericolosità sociale di questi individui, che esercitano una violenza sproporzionata proprio per dimostrare una tracotanza rispetto a tutti gli altri”.

Tra le 13 persone coinvolte nella rissa ci sono anche due minorenni, uno dei quali è stato trovato in possesso di un discreto quantitativo di hashish e di coltelli, “testimonianza – secondo Calì – del fatto che la violenza regna sovrana in questi gruppi”.

I due ragazzi vittime dell’aggressione non facevano parte di una baby gang, ma come ha sottolineato il capo della Mobile, “sono semplicemente soggetti che frequentano i medesimi contesti ma non hanno un’organizzazione di tipo strutturata, commerciale o musicale come i due trapper oggetto dell’inchiesta”. Questi ultimi, Baby gang e Simba La Rue, hanno svolto un ruolo attivo nell’aggressione di quella notte, come hanno documentato le telecamere della zona e come ha ricordato Calì: “Il ruolo dei due trapper, Simba La Rue e Baby Gang è stato particolarmente attivo, in questo caso ci sono le immagini delle telecamere dei circuiti cittadini che hanno immortalato chiaramente le condotte di ognuno e sono condotte assolutamente attive sia nell’aggressione sia nell’uso dell’arma”.

I due trapper responsabili dell’aggressione fanno parte di un gruppo, quello di “Piazza Prealpi”, ma il capo della Mobile ha sottolineato come le baby gang tendano ormai a muoversi, e ad agire, su tutto il territorio cittadino: “Sono gruppi che si muovono, sono estremamente mobili, hanno riferimenti territoriali abbastanza definiti che possono essere i quartieri di appartenenza ma poi ormai, per la forte mediatizzazione che loro interpretano, sono anche estremamente visibili in tutta la città”.

Le caratteristiche di queste baby gang sono l’età media bassa dei membri e il forte riconoscimento che hanno sul web, soprattutto sui social. “Sono giovanissimi” – ha sottolineato Calì – gravitano su Milano perché hanno una forte demarcazione territoriale ma ormai sono soggetti che hanno un forte riconoscimento nel web e quindi proprio la loro mediatizzazione ormai ne fa un gruppo estremamente noto su tutto il territorio nazionale”.

Inoltre, a prender parte a queste baby gang ci sono giovani provenienti da vari contesti familiari ed educativi, come ha ricordato il capo della Mobile:

“L’identikit è estremamente misto, nel senso che ci sono situazioni dove c’è un estremo deficit familiare, ma ci sono anche situazione dove c’è un contesto familiare magari molto modesto ma che comunque esiste”.

L’unica cosa che condividono tutti, e che il ‘dirigente Calì’ dimentica di dire è che sono tutti immigrati di seconda generazione. La più grande minaccia al nostro futuro.




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