Picchiata e costretta dai genitori a prendere in sposo un cugino in Bangladesh di dieci anni più grande di lei . Questa la triste storia, secondo la ricostruzione della Procura di Bergamo, di una bambina di 12 anni di origini bengalesi, residente nella Bergamasca.
I genitori – che ora sono indagati per costrizione al matrimonio – stavano portando a compimento la volontà della nonna, la quale per prima desiderava ardentemente vedere la nipote sposata con il cugino e faceva pressioni affinché ciò si realizzasse.
Promessa sposa a 12 anni al cugino in Bangladesh: genitori indagati
La vittima, oggi quattordicenne, è stata sottratta alla potestà dei genitori e si trova ora in comunità con divieto di espatrio, sotto la supervisione di un curatore speciale nominato dal tribunale dei minori di Brescia. Quello della dodicenne è un caso delicato che apre una finestra sul triste scenario delle cosiddette «spose bambine», fenomeno che ci ha arricchito con l’immigrazione.
Bloccate i ricongiungimenti familiari. Se fanno questo ai loro figli, pensate cosa farebbero ai vostri.
Ovviamente di fronte a questi fatti l’intera galassia liberalprogressista se ne sta rigorosamente in silenzio, perché si tratta di musulmani. Coi quali i suoi esponenti sono particolarmente aperti, accoglienti e tolleranti, nonostante sul piano culturale vi è una distanza abissale.
Se si fosse trattato di un padre di razza bianca e religione cristiana, che vietava ad una figlia minorenne di fare la troia di notte con la comitiva di amici e pretendeva che arrivasse vergine al matrimonio, a quest’ora si sarebbe scatenato il putiferio. Bastardo maschilista tiranno sarebbe stato il minimo degli insulti che avrebbe ricevuto.