150 anni dalla morte del patriota Mazzini, uno di noi: “Lingua, Terra e Razza fanno un Italiano”

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Viviamo di anniversari. Archiviato, con il 2021, l’anno dantesco in cui si celebrava il padre islamofobo e razzista della lingua italiana, ecco arrivare – tra i tanti anniversari che il 2022 porterà con sé – il centocinquantesimo (10 marzo 1872) dalla scomparsa di Giuseppe Mazzini:

Mazzini contro Ius Soli: “Lingua, Terra e Razza fanno un Italiano”

Secondo Mazzini la nazione è imperniata su di “una appartenenza ascrittiva (cioè dovuta a fattori che prescindono dalla scelta del singolo individuo); l’essenza biologica che connota l’appartenenza ad una stessa comunità (la medesima fisionomia); i caratteri culturali (la lingua) e naturali (il suolo) che le sono propri”.

Un vero e proprio ‘razzista biologico’ direbbero oggi i figli di Letta.

I padri della Patria erano dei ‘razzisti’. O forse, più semplicemente, sono quelli oggi abusivamente al potere ad essere dei pervertiti, che sovvertono la natura per piegarla ai propri loschi interessi elettorali.

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Perché i patrioti del Risorgimento sapevano che doveva essere fatta l’Italia, ma che gli Italiani la pre-esistevano in quanto popolo, etnia. Fatta di sangue e cultura. Da secoli. Dall’epoca di Augusto. Il luogo dove erano nati li aveva plasmati, nei millenni. Non sei medico solo perché nasci in ospedale.

E non è solo Mazzini.

Manzoni (“una [l’Italia] d’arme, di lingua, d’altare /Di memorie, di sangue e di cor”), a Gioberti (“v’ha bensì un’Italia e una stirpe italiana congiunta di sangue, di religione, di lingua scritta ed illustre”) fino a Francesco De Sanctis (“saremo una nazione di ventisei milioni di uomini, una di lingua, di religione, di memorie, di coltura, d’ingegno e di tipo”) e Cavour (“una [l’Italia] la rendono la stirpe, la lingua, la religione, le memorie degli strazi sopportati e le speranze dell’intiero riscatto”).

Terra. Sangue. Cultura. Sono elementi inscindibili. L’idea che li sottende non è negoziabile. Non è mutabile per legge.

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Quando si discusse in parlamento le norme sulla cittadinanza, un altro patriota, Stanislao Mancini disse: “l’uomo nasce membro di una famiglia, e la nazione essendo un aggregato di famiglie, egli è cittadino di quella nazione a cui appartengono il padre suo, la sua famiglia. Il luogo dove si nasce, quello dove si ha domicilio o dimora, non hanno valore né significato. E sia lode al novello Codice, il quale ha reso omaggio a questo grande principio pronunciando essere italiano chi nasce, in qualunque luogo, da padre italiano, cioè di famiglia italiana”.

Perché ‘chi sei’ non dipende da una tua scelta. E’ una realtà oggettiva. Esattamente come l’essere maschio o femmina. Anche questo concetto sotto l’attacco dell’entropia moderna. Perché vogliono l’uomo senza identità. Il suddito perfetto.

Avranno la guerra. Perché alcuni non si arrendono. E non si arrenderanno mai.




8 pensieri su “150 anni dalla morte del patriota Mazzini, uno di noi: “Lingua, Terra e Razza fanno un Italiano””

  1. ”Finché i privilegi dei romani non furono estesi progressivamente a tutti gli abitanti dell’impero, tra l’Italia e le province rimase un’importante distinzione. L’Italia era ritenuta il centro dell’unità pubblica e la base incrollabile della costituzione. In Italia erano nati, o quanto meno vi risiedevano, gli imperatori e i senatori. I beni degli italiani erano esenti da imposte e le loro persone dalla giurisdizione arbitraria dei governatori. Alle loro comunità municipali, costituite secondo il perfetto modello della capitale, era affidata, sotto lo sguardo diretto dell’autorità suprema, l’esecuzione delle leggi. Dai piedi delle Alpi all’estremo lembo della Calabria tutti coloro che vedevano la luce in Italia nascevano cittadini di Roma. Cancellate le limitate differenze, finirono per unirsi gradatamente in un’unica grande nazione, unita dalla lingua, dai costumi e dalle istituzioni civili, una nazione il cui peso era quello di un potente impero.”
    Edward Gibbon, Declino e caduta dell’impero romano, Mondadori, 2017, pagina 54.

    1. La Nazione esiste a prescindere dallo Stato, inteso come le istituzioni che la Nazione si dà per governarsi e rappresentarsi.

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