FURIA per la censura imposta da una maestra friulana a un sacerdote che non ha potuto recitare il Padre nostro a scuola «per non offendere chi non è cristiano». Ovvero i figli degli immigrati musulmani: gli invasori.
Il sacerdote, infatti, aveva appena iniziato la benedizione della scuola recitando la preghiera del “Padre Nostro” quando la maestra lo ha interrotto spiegandogli che no, in quell’istituto «non è consentito».
È accaduto nella scuola elementare intitolata al duca d’Aosta Emanuele Filiberto: alunni, insegnanti ma anche anche assessori e consiglieri regionali della regione Friuli stavano prendendo parte all’inaugurazione del nuovo istituto avvenuta dopo i lavori di restauro. Essendo un evento solenne, era stato appunto invitato don Cristiano Samuele Zentilin per la benedizione.
Allorché il sacerdote ha iniziato a recitare il Padre nostro, è stato interrotto da una maestra che ha lo ha redarguito. «Non può, non è consentito». A quel punto, don Cristiano si è fermato nel silenzio forse imbarazzato venutosi a creare dinanzi a quell’imposizione.
“Recitare in pubblico il Padre nostro, la preghiera con cui tutti siamo cresciuti, viene ritenuto un atto “politicamente scorretto”, da proibire in pubblico”, è quanto ha affermato il presidente del Consiglio regionale, Piero Mauro Zanin, di Forza Italia, con un post su Facebook. “Non sono affatto d’accordo con questa impostazione culturale, che con la scusa di non urtare la sensibilità di persone che possono pensarla in maniera diversa rischia di estraniarci non solo dai nostri valori ma anche dalle nostre tradizioni“, ha continuato il politico.
“Nessuno discute o contesta la laicità dello Stato e dell’istituzione scolastica pubblica, ma stoppare sul nascere la recita di una preghiera davanti a bambini di prima e seconda elementare mi pare davvero eccessivo“.
“Nel suo intervento don Cristiano aveva invitato alla tolleranza nei confronti degli altri, – ricorda il consigliere regionale Mauro Di Bert, anch’egli presente all’inaugurazione, – spiegando che l’ora di religione serve anche a educare alla convivenza. Chi ha invitato il parroco lo ha fatto per garantire la benedizione con rituali che conosciamo, salvo poi fermarlo dinanzi a tutti”.
COMMENTI
Aggiungo disgustato che di fronte all’intemperanza di quella maestrucola malata di mente i presenti avrebbero dovuto ribellarsi essendo in maggioranza, consentendo all’officiante di proseguire. Non mi sembra sia avvenuto, e ciò è altrettanto grave (se non di più) dell’abuso stesso.