Benetton, che sta portando a termine il genocidio economico e culturale di un popolo in Sudamerica, è impegnato nel fare lo stesso in Italia, con altri mezzi.
Uno di questi mezzi è l’oscena propaganda spacciata per pubblicità che da anni ammorba l’Italia.
Ora fanno un salto, in basso, di qualità. Con il lancio di un hijab, che altro non è se non un burqa che mostra una parte di viso invece dei occhi, firmato dal sedicente rapper tunisino Ghali. Che rappresenta molto bene il mondo Benetton. Un mondo senza radici.
Si chiama ‘United Colors of Ghali’ la collezione firmata dal rapper di origini tunisine, primo capitolo di un percorso destinato a durare a lungo. “Sono emozionato e felicissimo – spiega Ghali – mi sento onorato di far parte di questo progetto. E’ una nuova avventura e sono felice che ci sia qualcuno che crede nei giovani e li convolge come Benetton. E’ un brand che per la mia generazione c’è sempre stato, siamo cresciuti con le immagini straordinarie delle loro campagne pubblicitarie. Questa era un’occasione per costruire qualcosa in modo diverso e fresco”. Nella collezione, circa 45 pezzi per 0-12 anni e adulti, sono racchiusi alcuni degli stilemi del cantante, in un clash di culture che spazia dall’hijab alle felpe, alle tute con il nome del rapper scritto in arabo, fino alla varsity jacket, reinterpretata alla Ghali maniera. “L’hijab è un pezzo unico che ho voluto molto – sottolinea Ghali – non c’è stata resistenza da parte dell’azienda per inserirlo nella collezione. Quando ero piccolo venivo preso in giro a scuola, non c’era nessuno che mi rappresentasse mentre ora è la normalità”.
Ora è la normalità. Se non volete che siano i vostri nipoti quelli presi in giro, tra qualche anno. Dovete lottare insieme noi. Perché la sua diversità non è una ricchezza, è una minaccia al nostro futuro di italiani. E Benetton, da tipica famiglia globalista non italiana, è al centro di un progetto genocida con altri mezzi.
Bell’atmosfera dimmerda.
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