Ambasciata Usa a Roma precisa: “Italia non visitabile per Covid”

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Usa lanciano allarme terrorismo: “Non viaggiate in Italia”

L’ambasciata degli Stati Uniti a Roma prova a precisare il ‘Travel Advisory’ datato 20 aprile, dal quale emergeva un Livello 4 di pericolo non solo per il rischio di contagio da coronavirus, e anche per ragioni di “terrorismo”.

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In una dichiarazione pubblicata sul sito dell’ambasciata si legge che “l’Italia è a livello 2 per il terrorismo, insieme a gran parte dei Paesi dell’Europa occidentale, da quando il dipartimento di Stato ha implementato nel gennaio del 2018 il nuovo sistema di allerta viaggi”.

“A seguito di questo recente aggiornamento delle allerta viaggi del dipartimento di Stato – prosegue la nota – circa l’80% dei Paesi in tutto il mondo ha un’allerta viaggio di Livello 4: Non effettuare viaggi”. Questo aggiornamento, precisa ancora l’ambasciata, “riflette al meglio l’attuale e imprevedibile minaccia, in continua evoluzione, rappresentata dal Covid-19”.

Resta il fatto che l’avviso rimane identico:

https://it.usembassy.gov/italy-travel-advisory-april-20-2021/




3 pensieri su “Ambasciata Usa a Roma precisa: “Italia non visitabile per Covid””

  1. “Per Covid”… ah sì?… E cosa sarebbe quest’entità maligna denominata “Sars-Cov-2”?… Perché se si definisce qualcosa con un nome specifico, questo qualcosa dev’essere prima conosciuto, individuato, cioè precisato nella sua individualità, “isolato”… o no?… Qual è il metodo per isolare, cioè identificare (e quindi poter nominare) un (nuovo) virus?

    Lo possiamo leggere nel libro pubblicato dal medico italiano (tra l’altro infettivologo) Fabio Franchi (COVID-19. La catastrofe provocata dal virus che non c’è, novembre 2020, pagg. 124-126):

    “Questo deve essere il primo passo, e consiste nella separazione del supposto virus da ogni altra cosa (dal latino insulatum). C’è una procedura precisa da seguire: la separazione per ultracentrifugazione in gradiente di densità con saccarosio. In breve: da una cultura cellulare presunta infetta si preleva il sopranatante e lo si centrifuga con tali modalità dopo averlo filtrato. Di lì si preleva il materiale che si è sedimentato in vari strati. In quello corrispondente ad una densità particolare, dovrebbero ritrovarsi le particelle cercate. Un campione prelevato da quello strato viene fissato e colorato negativamente su un particolare supporto per essere esaminato al microscopio elettronico. Lo si fotografa. La stessa operazione deve essere fatta con materiale prelevato da coltura del tutto uguale, ma sicuramente non infetta (controllo negativo). (…) Se, in questo modo, vengono identificate particelle delle dimensioni di un virus, tutte uguali, mentre nel controllo sono assenti, si procede con l’analisi più completa (di proteine costitutive, materiale genetico), analisi anche comparativa con virus conosciuti. Nello stesso modo si possono ricavare i reagenti usati per i test (sequenziamento genico, identificazione e produzione degli antigeni specifici per poi ricercare e produrre gli anticorpi). Tutto quanto sopra per ribadire che la causa virale putativa deve essere PRIMA isolata (tanti elementi, tutti uguali, visti e fotografati) e poi analizzata. È logica elementare.”

    Ma, aggiunge Franchi, “La sorpresa è che per il SARS-CoV-2 manca la prima parte di tale procedura. Nei lavori pubblicati sul SARS-CoV-2 non si trovano fotografie del virus isolato, se non di singoli elementi senza contesto. Si ritrovano anche fotografie di sezioni ultra sottili di tessuti dove si individuano agglomerati di piccoli cerchi che sono indicati con le frecce e chiamati particelle virali. Ammesso che lo siano, costituiscono meno del 10% del materiale cellulare che li circonda. (…) Ma c’è di più: vi sono forti dubbi che quei piccoli cerchi siano Coronaviridae. Infatti hanno dimensioni variabili: il loro diametro è spesso di 65-70 nm, cioè inferiore al minimo previsto per i Coronavirus (120-160 nm) 83. In verità altri autori riportano diametri diversi (100-160nm) 84, ma restano comunque fuori range. Ed i virus sono caratteristicamente costituiti da pochi elementi fondamentali capaci di replicare copie identiche di sé stessi. Insomma in biologia … non sono previsti né i giganti né i cuccioli di virus! Se il diametro delle piccole sfere è inferiore del 30% rispetto alla particella singola, in volume esse lo sono di meno ancora, cioè si riducono ad 1/3 circa in volume. Se il diametro è superiore del doppio, allora il volume è oltre 8 volte maggiore. Il che non è possibile sia sostenuto: starebbe inevitabilmente a significare una differente composizione e struttura incompatibile con esseri che sono dotati di uguale e breve sequenza nucleotidica (perché appartenenti alla stessa specie).” (ibid.)

    Ci si può anche riferire, per quanto riguarda il significato del verbo “isolare” in virologia, alle parole cristalline della dott.ssa neozelandese Sam Bailey nel suo recentissimo video dal titolo “The Truth About Virus Isolation” (youtube.com/watch?v=huEaH-boaoY&t=2s). E’ proprio così: il preteso virus in questione (quel ch’io chiamo “fantacovid”), di cui tutti bofonchiano incessantemente, non è mai stato isolato. La definizione affibbiatagli corrisponde a un’ipotesi fatta al computer, ma a nulla di reale e che sia stato osservato in laboratorio (e anche fuori) produrre gli effetti che gli si ascrivono.

    Di che parla, dunque, l’ambasciatore d’hamburgerlandia?

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