Generale accusa lo Stato: “Non ci lascia difendere i confini della Patria”

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Nel corso di una recente diretta video con il capo dell’Ong Mediterranea Saving Humans, la giornalista di RaiNews24 Angela Caponnetto ha ringraziato “quelle poche forze dell’ordine che hanno dato comunicazioni sottobanco. Che stanno lavorando e continuano a lavorare insieme alle Ong per salvare vite umane nonostante per loro sia molto più complicato perché hanno degli ordini diversi”:

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L’eurodeputato di Fratelli d’Italia Carlo Fidanza ha presentato un’interrogazione parlamentare: “Le dichiarazioni della giornalista Angela Caponnetto sono gravissime per più motivi. In primo luogo perché gettano un’ombra su alcuni appartenenti alle Forze dell’Ordine e Forze Armate che, se quanto riferito fosse vero, sarebbero di fatto complici delle attività delle ONG che a nostro avviso finiscono col favorire l’immigrazione clandestina. In secondo luogo perché fatte da una giornalista del servizio pubblico, peraltro in presenza del Presidente della Federazione Nazionale della Stampa Italiana. Per queste ragioni Fratelli d’Italia ha presentato un’interrogazione parlamentare urgente al Ministro Lamorgese affinché faccia chiarezza su queste eventuali connivenze”.

La rivista Sputnik ha chiesto il parere del Generale in congedo Francesco Cosimato, direttore del Centro studi “Sinergie”. Il Generale Cosimato, già Capo Ufficio Stampa del Comando NATO di Reazione Rapida in Italia quando era colonnello, è veterano di numerose missioni all’estero: Somalia, Bosnia e Kosovo. Ha alle spalle tutti i periodi di comando previsti fino al grado di Colonnello in varie unità e vanta, in particolare un congruo periodo (otto anni) alla Brigata Paracadutisti Folgore.

Il Generale Cosimato accusa la giornalista: “Dubito che la giornalista si sia resa conto della portata delle sue affermazioni, anche perché il diritto di cronaca che esercitano i giornalisti non consente loro di acquisire notizie in maniera illegale”.

— Generale, cosa ne pensa della dichiarazione della giornalista su eventuali membri delle Forze dell’Ordine che agirebbero “sottobanco”? È d’accordo con l’On. Carlo Fidanza?

— Certo! Sono d’accordo con l’onorevole.

Da un punto di vista tecnico l’eventuale inosservanza agli ordini si configura:

per le Forze Armate, come una violazione del Codice Penale Militare di Pace;
per le Forze di Polizia non ad ordinamento militare, come una violazione della legge sull’ordinamento delle Forze di Pubblica Sicurezza.
Dubito che la giornalista, nella sua furia immigrazionista, si sia resa conto della portata delle sue affermazioni, anche perché il diritto di cronaca che esercitano i giornalisti non consente loro di acquisire notizie in maniera illegale.

— Come dovrebbero comportarsi le Forze Armate e le Forze dell’Ordine nell’adempimento del loro dovere in base anche al loro giuramento di fedeltà alla difesa della Patria? – “Giuro di essere fedele alla Repubblica italiana, di osservarne la Costituzione e le leggi e di adempiere con disciplina ed onore tutti i doveri del mio stato per la difesa della Patria…”.

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— Il fatto che le normative che regolano diversi settori del comparto sicurezza siano differenziate genera diversi approcci alla fedeltà verso lo Stato. La sindacalizzazione di alcune forze di Polizia, in Italia come in Europa, non ha dato buoni risultati. Il modello delle relazioni sindacali, già in discussione nell’ambito industriale, della pubblica amministrazione e del lavoro autonomo, non è in grado di garantire un’azione efficace. Se a ciò si unisce l’interpretazione lassista circa le norme che regolano l’immigrazione e le potenti lobbies internazionali, il quadro risulta essere molto degradato.

L’Italia è un gigantesco campo di transito di clandestini in cui le uniche regole che si rispettano sono quelle della criminalità organizzata al sud. Le Forze Armate sono indubbiamente più normate, ma il triste episodio dello speronamento di una motovedetta della Guardia di Finanza da parte di una nave immigrazionista ha distrutto qualsiasi ragione di legalità. L’ancor più triste episodio dell’arresto in India dei nostri Marò, vicenda non ancora conclusa, certifica che al giuramento di fedeltà delle Forze Armate non corrisponde, come dovrebbe, un analogo sentimento della politica, altra cosa è il sentimento popolare.
In buona sostanza, il vincolo di fedeltà dovrebbe essere biunivoco, ma la cultura dominante non lo riconosce, questo è motivo di sconforto ed avvilimento per tutto il personale con le stellette.

— Secondo Lei davanti alle sfide attuali riferendoci nello specifico alla gestione dell’immigrazione le Forze Armate sono adeguate?

— Le capacità tecniche delle Forze Armate sono note sia in Italia che all’estero, sia nel campo delle forze da combattimento, sia nel campo del supporto al combattimento, sia nella logistica, ma a nulla servono senza una volontà politica e senza una visione della giustizia non ideologica.

I nostri militari hanno accumulato esperienza in moltissimi campi, i Comandi Operativi hanno specialisti sia nelle dottrine tradizionali, cioè le cosiddette “kinetic Operations”, sia nelle nuove dottrine che afferiscono alla gestione delle aree di crisi da un punto di vista della stabilizzazione, le cosiddette “influence operations”, dubito che tutto questo sia utile ad una classe dirigente ideologizzata ed inefficace. Se un Paese deve affidare ai suoi militari il trasbordo degli ormai famosi banchi a rotelle perché altri organismi non riescono a farlo, mi pare che sia meglio interrogarsi sull’efficienza ed efficacia degli altri ministeri ed organismi dello Stato e del parastato.
Meno politica più Amor Patrio

— Il concetto di “Patria” implica la “difesa dei confini del Patrio suol”. Oggi è ancora possibile evocare questi valori?

— L’élite al potere non ha mai riconosciuto questi valori, anche se ogni tanto li declama per mero dovere d’ufficio, peraltro solo quando si trova in posizione decisionale. La classe dirigente che ha creato una società secolarizzata ed autofobica non è più in grado di governare la cosa pubblica, ma rimane al potere grazie al lavoro sotterraneo di una rete di organismi privati opachi e lobby in genere d’ispirazione internazionale. Questo potere è sorretto da un controllo ossessivo dell’informazione che si pone sempre più come elemento di disinformazione e manipolazione. Non sapremo mai quanti clandestini entrano, così come non sapremo mai quanti malati di Covid abbiamo. Se non ci dotiamo di una nuova, ma solida, classe dirigente, che incarni i valori tradizionali, essi rimarranno esattamente quello che sono ora, lettera morta.
Nell’Est europeo ed in altri scacchieri di altri continenti, questa incultura non ha fortunatamente trovato spazio.

— In ultima analisi cosa ne pensa del modo in cui in Italia le Forze dell’Ordine, come pure delle Forze Armate, vengono impiegate nel contesto della difesa dei confini e della gestione dei flussi migratori che vedono l’Italia come una meta ambita?

— Una classe dirigente come quella attuale sembra non conoscere il concetto di interesse nazionale, è infatti prona alle multinazionali immigrazioniste, come a quelle del farmaco.

Se dopo dodici anni l’operazione “strade sicure”, classica operazione d’emergenza, non termina, vuol dire che il problema non sono le Forze Armate, ormai cronicamente sottocapitalizzate, ma è il sistema Paese che non appare in grado di svolgere nemmeno i suoi compiti minimali. Ciò sia detto con il massimo rispetto per i servitori dello Stato in tanti ministeri che si prodigano per i cittadini anche se non hanno un’uniforme.

Se le Forze Armate vengono utilizzare per incrementare un fenomeno, quello immigrazionista, del tutto contrario agli interessi nazionali ed in barba al comune sentire della pubblica opinione, è inutile domandarsi altro.
Mi si permetta di terminare con un sentimento di carattere personale, ho avuto il privilegio di prestare servizio per otto anni alla Brigata Paracadutisti e sono cresciuto come ufficiale con l’esempio dei combattenti di El Alamein, che abbiamo recentemente ricordato il 23 ottobre scorso. Ho conosciuto alcuni di loro e vorrei tanto che qualcosa della luce che vedevo nei loro occhi ci illuminasse in un’epoca di degrado morale come quella alla quale siamo costretti ad assistere. Mi è caro ricordare il Tenente Colonnello paracadutista Alberto Bechi Luserna (M.O.V.M.): “Essi additano agli italiani nella buona e nell’avversa fortuna il cammino dell’onore e della gloria”. Il miracolo del dopoguerra lo ha fatto quella generazione, non l’intellighenzia al potere.




6 pensieri su “Generale accusa lo Stato: “Non ci lascia difendere i confini della Patria””

  1. Se lo stato,inteso come governo,non li lascia difendere i sacri confine della Patria?Si ribellino,arrestino tutta la banda di delinquenti che governano e prendano il potere.Le forze armate sono gli unici in grado di resettare questo paese di merda.

  2. un altro codardo di signorpostofisso, avete uomini mezzi ed armi, se vi opponete all’invasore chi vi potra’ fermare??, la sboldrina e la pompina con le pome di bicicletta o con i dildo in culo, fate pena, statte zitto che fai piu’ bella figurati , beccati 7000 ero netti la mese e aspetta una bella pensione cosi come aspetti da una vita il 27 fisso…ma per favoreeeeeeee

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