Covid e TBC, focolaio in ospedale: ‘donna’ ad alta contagiosità, bomba contagio

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Chissà come la Tubercoosi è tornata in Italia. E chissà questa ‘donna’ come si chiama.

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Un focolaio infettivo nella sala d’attesa dell’Emergenza uno. Succede al San Camillo di Roma, dove, nella stanza adibita per 15 persone, ci sono 22 malati in codice rosso: nove colpiti dal coronavirus e 13 gli altri. Non solo, perché tra i 60 malati in barella da giorni c’è anche una donna sotto i cinquant’anni con una Tbc “bacillifera” ad altissima contagiosità. La donna con la tubercolosi – spiega Repubblica – viene curata da otto giorni sulla barella ed è stata sistemata in un box senza porta. “Dovrebbe stare in alto isolamento”, spiegano i sanitari della prima linea, “in una stanza a pressione negativa, per evitare che il ricircolo dell’aria interessi gli altri pazienti come accade ora”.

A sfiorare il pericolo anche gli operatori che temono di venire contagiati. “Abbiamo dovuto provvedere a nostre spese a comprare dispositivi di protezione come le visiere in plexiglass o gli occhiali”, si sfogano con il quotidiano di Maurizio Molinari. Una situazione senza precedenti. “Siamo in grande sofferenza, soprattutto per i pazienti con il Covid – ammette lo stesso direttore del nosocomio, Fabrizio d’Alba – stiamo ribaltando l’organizzazione del Pronto soccorso destinando il grosso delle aree ai pazienti con coronavirus, gli altri saranno accolti nella sala già destinata ai codici verdi. Per il prossimo weekend – annuncia – apriremo la nuova ala del Pronto soccorso, finalmente pronta: 800 metri quadrati con 28 posti per i pazienti in attesa di ricovero”.




2 pensieri su “Covid e TBC, focolaio in ospedale: ‘donna’ ad alta contagiosità, bomba contagio”

  1. Per la TBC ci sono farmaci di prima linea, non sempre efficaci, e farmaci di seconda linea, quasi sempre efficaci (ancora), ma molto pesanti. Alcune forme tuttavia sono totalmente refrattarie agli antibiotici noti, anche le ultime molecole, e in quel caso la morte è certa.
    In ogni caso, gli antibiotici vanno presi per molti mesi, anche più di un anno, certo non è una passeggiata di salute.
    E’ difficile arrivare ad una sintesi perché il singolo naturalmente vuole sopravvivere, ma nel complesso questo abuso di antibiotici significa salvare il singolo ora, per mandare a morte migliaia o milioni di persone domani quando quello stesso antibiotico o mix di essi non saranno efficaci. Visto che non si possono limitare gli antibiotici agli esseri umani, forse sarebbe il caso di vietarne l’uso negli allevamenti, lasciandone l’utilizzo solo per gli animali da affezione.

  2. All’inceneritore dove lavoravo dopo la messa in servizio,arrivavano con un furgone dei sacchi neri con dentro gli scimmioni congelati provenienti dai laboratori bio-molecolari ad alta contagiosità.Nessuno toccava quei sacchi.Tutto automatizzato.Si buttavano nel forno.Nel giro di 5 minuti non ne restava più nulla.Una puntura di quelle buone e via nel forno.

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