Negozi e hotel, mezza Venezia in vendita: la comprano albanesi e bengalesi

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Uno Stato serio non permette alle mafie straniere di comprare pezzi del proprio territorio.

Stanno chiudendo e altri stanno comprando o, meglio, stanno cercando di comprare in un vortice che sta scombussolando il centro storico veneziano con folate di vento anche in terraferma. Roberto Magliocco, presidente dell’Ascom Confcommercio di Venezia, li vede, ogni giorno, negozi, ristoranti, bar che chiudono i battenti in particolare nell’area Marciana, la più colpita, mentre per gli alberghi la situazione è a macchia di leopardo: «Attorno a piazza San Marco di affitto per un locale da 20 o 25 metri quadrati si possono spendere anche cifre che vanno da 9 mila a 20 mila euro al mese, che andavano bene quando la piazza aveva 100 mila visitatori al giorno. Come si fa, dopo il ciclone del Covid col Governo che ha costretto tutti a chiudere per sei mesi, a chiedere ancora quei soldi?».

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E le chiusure sono solo una delle due facce della medaglia perché l’altra è quella degli acquisti o, appunto, dei tentativi di acquisto: «Vogliono assicurarsi tutto, alberghi, ristoranti, negozi. Chiaro che se offrono una pipa di tabacco, come sta accadendo, l’operazione non va oltre la trattativa ma diverse realtà stanno già passando di mano. Pure le più piccole attività di souvenir, che stanno chiudendo a raffica, sono oggetto di interesse da parte di privati o di gruppi. E dall’altra parte ci sono alberghi anche a 5 stelle che sono stati posti in vendita. Non parliamo dei più famosi nel mondo ma di hotel di lusso da 30 o 40 camere abbastanza rinomati che, con il 10% di occupazione e le spese di manodopera che continuano a correre, non reggono più».

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E chi vuol comprare? Chi pensa siano i cinesi o i russi è in parte fuori strada perché in questi mesi si stanno muovendo moltissimo, soprattutto gli alberghi, gli albanesi, non si sa se in prima persona o per conto di qualcun altro che preferisce rimanere dietro le quinte. Non a caso sulla girandola vorticosa di affari o tentati affari stanno puntando un faro acceso anche gli inquirenti per capire se dietro non ci siano investimenti di capitali di dubbia provenienza o prove di riciclaggio internazionale. E sulle attività più piccole, invece, come botteghe, banchetti di souvenir o qualche edicola, i nuovi acquirenti sono i cittadini del bangladesh.

Tornando agli affitti ci sono anche proprietari che hanno deciso di abbassare le pretese, addirittura a meno della metà: «Lo fa chi ha un buon rapporto con l’affittuario e ci tiene a tenerselo caro perché magari ha un’attività ancora redditizia, non come un tempo ma in grado di resistere alla bufera – continua Magliocco -. Altri, invece, si sono sbolognati l’inquilino ma così perdono anche l’avviamento del locale e gli stessi affittuari, del resto, non sapendo quanto ancora durerà questa emergenza sanitaria, preferiscono abbandonare il campo».

Il sindaco appena rieletto non dice nulla? Zaia, Doge, sta a guardare?




Un pensiero su “Negozi e hotel, mezza Venezia in vendita: la comprano albanesi e bengalesi”

  1. “Il sindaco appena rieletto non dice nulla? Zaia, Doge, sta a guardare?”: sono liberisti, se ne fregano.

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