Tutti hanno diritto ad entrare in Italia, un non-paese senza frontiere…troveranno un palamara che darà loro ragione.
“Con questo respingimento collettivo su base etnica, cosa di per se illegale, decine di persone con regolari documenti italiani, con residenza in Italia e medico di base in Italia sono state rimandate in una zona considerata a rischio ed a tutti loro è stato impedito di accedere alle cure sanitarie costituzionalmente garantite in Italia”, denuncia l’associazione in un comunicato stampa. L’accusa al governo italiano è quella di aver compiuto l’ennesimo “atto discriminatorio, che aggrava la già precaria condizione di molti”.

Ieri nel Lazio i casi registrati di coronavirus sono stati 14. Di questi, 13 sono di importazione: 9 dal Bangladesh. E poi c’è lui:
Bengalese va al lavoro infetto in stabilimento balneare di Ostia: si cercano i turisti
Ma questo non ferma l’arroganza dei bangla. L’associazione bengalese Dhuumcatu ha fatto sapere di aver «presentato querela per i respingimenti illegali dell’8 luglio», quando a Fiumicino e Malpensa sono stati bloccati due voli in arrivo dal Bangladesh (via Doha), con decine di bengalesi respinti alla frontiera per motivi sanitari: ci portano l’epidemia di coronavirus.
E poi lo diffondono. Visto che le moschee bengalesi abusive presenti a Roma, un vero cancro diffuso nel territorio, continuano ad ammucchiare fedeli. Come quella in via della Maranella, nel quartiere di Torpignattara. Alla preghiera delle 13.30 sono arrivate svariate decine di immigrati (il limite scritto su un cartello affisso sulla porta è di massimo 70 fedeli). All’ingresso veniva misurata la temperatura, ma non in modo sistematico. Anche in un’altro luogo di culto a pochi passi, in via Pavoni, alla stessa ora si sono visti entrare fedeli. Mentre nel pomeriggio, ancora a via della Maranella, si è svolta la preghiera delle 17.17 con all’interno anche bambini che, spesso, in questi luoghi frequentano le lezioni di arabo e Corano.
Le scuole sono chiuse, non le madrasse islamiche dove loro imparano ad odiarci.
Girando per il quartiere, dove la presenza di bengalesi e moschee gestite dagli stessi è cancerosa, altri luoghi di culto avevano le porte serrate. Mentre alimentari e negozi della comunità erano in attività. La presenza di casi di coronavirus a Roma, però, sta scaldando gli animi. In particolare al Celio dove sono stati trasferiti 13 migranti positivi. Sul piede di guerra ristoratori e comitato di quartiere che, attraverso il portavoce Augusto Caratelli, hanno fatto sapere di essere «pronti a incatenarci davanti al Celio per far ragionare il governo e le autorità, c’è una situazione a rischio».
Hanno ragione. Quanto a quelli che hanno assunto immigrati bengalesi e ora sono chiusi: auguri.
Hanno capito bene come funziona in Italia.
Grazie pidioti e accoglioni.
Gli immigrati diversamente religiosi e non occidentali abili, non vogliono sottostare alle leggi italiane o del paese ospitante, perché seguono solo quello che dice Maometto.
Bisognerà riscrivere il corano se vogliamo che “vivano in pace con noi”. 😁😁😁😁.
Scusate I neologismi, ma per il politicamente corretto e corrotto, ho deciso di esprimermi così.
Ad ogni modo, ieri sera intanto che rincasavo, ho visto su una panchina quattro magrebini, facce nuove, senza mascherina e non distanziati, beati e contenti.