Governo dà il TASER agli agenti ma non potranno usarlo contro i delinquenti

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Il Consiglio dei ministri ha dato, in ritardo, il via libera definitivo all’introduzione del Taser, voluta e programmata da Salvini quando era al Viminale.

Ma sarà un’arma spuntata: non potranno usarlo.

Per Valter Mazzetti, segretario dell’Fsp Polizia, su questo fronte “possiamo solo esprimere forti critiche” perché “per come lo conosciamo” oggi “rischia di tradursi nell’ennesima trappola” per i poliziotti.

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Domenico Pianese, segretario del Coisp, esprime invece “molte perplessità”. E anche il Silp Cgil chiede “un protocollo operativo che dica con chiarezza quando e come usare” la pistola. Il fatto è che, al momento, nessuno conosce nei dettagli come sarà strutturato il nuovo regolamento. Il Consiglio dei ministri nel comunicato ha solo citato “l’introduzione, per il personale adeguatamente addestrato, dell’arma comune ad impulsi elettrici”. E ci ha tenuto a precisare che il suo impiego “dovrà sempre avvenire nel rispetto delle necessarie cautele per la salute e l’incolumità pubblica”. Ma non ha aggiunto ulteriori dettagli.

“Non siamo stati coinvolti né ascoltati”, lamenta Pianese. Non resta dunque che rifarsi alle ultime disposizioni applicate. La sperimentazione del taser, infatti, era stata avviata nel 2018 quando Matteo Salvini risiedeva al Viminale. Per l’occasione vennero redatte delle linee guida “tecnico-operative” per definire le procedure da seguire in casi di impiego della pistola. Su queste basi sono stati redatti il “Manuale tecnico operativo” e il vademecum del “corso Taser X2” di addestramento. Il contenuto delle linee guida sollevò “diverse perplessità”. Prima di poter sparare, infatti, il poliziotto deve mostrare l’arma senza impugnarla nella speranza di “far desistere il soggetto dalla condotta in atto”. È una sequenza di avvertimenti sia orali che visivi. Se il malvivente non si convince e “la condotta aggressiva persiste”, allora “i puntatori laser del tiro possono essere indirizzati sul soggetto come deterrente”. Ma attenzione: non si può premere subito il grilletto, per carità. Prima va utilizzato il “pulsante warning arc” per far vedere (e udire) “il crepitio dell’arco voltaico”. Solo a quel punto, se il bandito continua ad attaccare, allora l’operatore può sparare il primo “colpo”. Sempre che con tutta la trafila il poliziotto non venga abbattuto per primo.

“Queste condizioni – attacca Pianese – non sono sostenibili quando di fronte ti trovi una persona in stato di alterazione che tira fendenti con un coltello”. L’Fsp, infatti, aveva chiesto alcune modifiche alle linee guida, sostenendo potessero esporre i poliziotti “a facili ripercussioni legali”. “In quei particolari contesti ben poco calmi – spiegava Mazzetti – l’operatore dovrebbe avere anche la serenità di verificare se lì vicino ci sia un marciapiede, un gradino o dei vetri che, in caso di caduta, potrebbero causare lesioni o traumi collaterali” al soggetto. Col rischio, se casca e si fa male, di beccarsi una denuncia o di finire indagato.

Giuseppe Tiani, segretario generale del Siap, sostiene che “saranno rinnovate sul piano formale”, ma ad oggi non gli “risultano modifiche sul piano sostanziale”. “Se restano quei protocolli operativi è una cosa abominevole – conclude Andrea Cecchini, di Italia Celere – Per usare il taser dovremo aspettare che prima ci sparino in testa”.