MES, Conte ha violato la Costituzione: attacco eversivo ai risparmi italiani

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L’articolo 264 del codice penale, la legge Moavero e alcuni articoli della Costituzione italiana: queste sono le violazioni principali che potrebbero essere imputate a Giuseppe Conte in merito alla ormai famigerata riforma del MES da lui concordata con potenze straniere senza l’avallo del Parlamento. E dell’allora suo Governo.

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Salvini, non a caso, ha parlato di “attentato alla sovranità nazionale”. Secondo il presidente della commissione Bilancio, il leghista Claudio Borghi, “Conte deve riferire in Parlamento oppure lo porteremo in tribunale”.

E gli avvocati della Lega sarebbero a lavoro per un esposto “ai danni del governo e di Conte”.

L’articolo 96 della Costituzione: “Il presidente del Consiglio dei ministri e i ministri, anche se cessati dalla carica, sono sottoposti, per i reati commessi nell’esercizio delle loro funzioni, alla giurisdizione ordinaria”.

Conte avrebbe violato le “condizioni di parità con gli altri Stati” riportate nell’articolo 11 della Costituzione italiana, fondamentali per garantire la sovranità ai singoli Paesi.

L’articolo 264 del codice penale, secondo il quale “chiunque, incaricato dal governo italiano di trattare all’ estero affari di Stato, si rende infedele al mandato è punito, se dal fatto possa derivare nocumento all’ interesse nazionale, con la reclusione non inferiore a cinque anni”.

E anche la legge Moavero che, durante la negoziazione di accordi finanziari o monetari, obbliga l’esecutivo a tenere “conto degli atti di indirizzo adottati dalle Camere”. In questo caso, la risoluzione del 19 giugno con il quale si chiedeva a Conte di riferire le proposte di modifica al trattato Mes così da “consentire al Parlamento di esprimersi”.

Costituzione italiana contro trattati europei: il Mes apre un nuovo fronte o, meglio, riapre un fronte rimasto a lungo silente. Lo scontro che si è sostanziato a più riprese in un braccio di ferro tra organi di diritto italiani e sovrastrutture europee (vedasi i dubbi della Corte Costituzionale sulla riforma del 2012 dell’Articolo 81 della Costituzione sul pareggio di bilancio) ritorna a infiammarsi.

Perché, diciamola tutta: la stessa appartenenza dell’Italia alla Ue, che di fatto vincola il nostro paese a leggi che non passano attraverso il Parlamento italiano, se non per mera vidimazione delle ‘direttive’, è contro la Costituzione. Perché lede profondamente la nostra sovranità.

L’economista Carlo Pelanda si chiede se ci sia conformità tra il trattato di riforma del Mes, che vincola i salvataggi del settore bancario al rispetto pluriennale dei vincoli di bilancio, e l’articolo 47 della Costituzione, che tutela il risparmio dei privati cittadini.

“La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito. Favorisce l’accesso del risparmio popolare alla proprietà dell’abitazione, alla proprietà diretta coltivatrice e al diretto e indiretto investimento azionario nei grandi complessi produttivi del Paese”. Pelanda fa notare che “nel momento in cui c’è un processo di maggiore condivisione dei rischi nell’Ue – precursore necessario per la vitale unione bancaria – le altre nazioni pretendono che il prestatore di ultima istanza dell’Italia siano i patrimoni dei suoi risparmiatori, creando un conflitto di interesse tra euroconvergenza e tutela degli italiani”. E di seguito fa riferimento a una sentenza della Corte costituzionale tedesca sulla disciplina del “fondo salva-Stati” che ha assegnato al Parlamento di Berlino l’ultima parola sulla ratifica di trattati che prevedono contributi di spesa.

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Perché lo stesso obiettivo finale di questa riforma del MES è rubare il risparmio degli italiani.

Come abbiamo già scritto in articoli precedenti, i membri di questo ente sovranazionale avrebbero poteri che scavalcherebbero il Parlamento italiano, e sarebbero totalmente immuni da procedimenti giudiziari.

In sostanza, degli stranieri nominati dalla Ue (Germania e Francia) potrebbero esercitare quello che tecnicamente viene definito “spossessamento” di 110 miliardi rispetto allo Stato italiano senza nessuna procedura giudiziaria possibile o trattativa. E sarebbe, come poi vedremo, un vero e proprio furto legale della ricchezza italiana.

La firma del MES impegna l’Italia, infatti, a versare 110 miliardi di euro entro sette (7) giorni al soviet del MES, con formula ‘a prima richiesta’. E’ un obbligo. L’obbligo di garantire ad un ente sovranazionale una cifra enorme in qualsiasi momento questa venga richiesta e nel tempo massimo di 7 giorni!

E qui c’è il trucco. Il governo italiano potrebbe utilizzare questo meccanismo per imporre ai cittadini una patrimoniale di fatto che prenderebbe di mira i quasi 5 trilioni di euro complessivi, tra conti correnti, depositi, obbligazioni, titoli azionari, riserve assicurative e altro della ricchezza privata italiana.

Il MES, infatti, dopo i 7 giorni trascorsi dalla ‘prima richiesta’ del versamento, potrà esercitare uno spossessamento di somme sui conti italiani attraverso un’azione informatica diretta sulle proprietà finanziarie degli italiani.. In pratica: vi svuotano i conti correnti.

Inutile dire che questo potrebbe causare una fuga di liquidità dai depositi bancari. E scatenare una crisi bancaria: chi terrebbe i propri soldi in banca sapendo che, da un momento all’altro, qualcuno potrebbe rapinarne il 10 per cento? E, paradossalmente, l’Italia non potrebbe nemmeno ‘chiedere aiuto’ al MES, visto che è fuori dai parametri UE.

In teoria, ill MES nasce per “aiutare gli stati a rischio default”. Ma non è così. Visto che l’accesso ai fondi p possibile solo agli Stati rispettosi dei vincoli contabili europei, e perciò teoricamente non bisognosi: come le banche, prestano solo a chi non ne ha bisogno.

E allora è chiaro: questo ‘fondo’ serve a salvare le banche tedesche liberandole dai titoli spazzatura utilizzando i soldi dei conti correnti italiani per farlo.

Quindi, dobbiamo pagare per qualcosa che a noi non serve e, anzi, servirà ad altri.