Dopo il blitz di ottobre al residence Emanuela di via Ravenna, sequestrato perché diventato negli anni una vera e propria casa di appuntamenti, i carabinieri di Novara (Nucleo investigativo supportato dai colleghi della compagnia e dai Nas di Torino) sono tornati nelle strutture gestite da don Zeno Prevosti, il sacerdote impresario nel business dell’accoglienza, già indagato per tolleranza abituale della prostituzione delle sue ‘profughe’.
Mercoledì i militari hanno eseguito un nuovo decreto di perquisizione firmato dal pm Mario Andrigo, notificando un altro avviso di garanzia al sacerdote, titolare della società «Pizeta», e a Piero Ramella, 57 anni, domiciliato a Novara, amministratore della «Lisanza», società specializzata in strutture ricettive dietro la quale si nasconde, come socio unico, proprio la «Pizeta» di don Zeno. I due sono indagati per peculato e falso.
La procura ha voluto vederci chiaro sull’attività di ospitalità dei migranti da parte della Lisanza.
Don Zeno Prevosti è implicato nel sequestro di 25 appartamenti. Le accuse: favoreggiamento dell’immigrazione clandestina tramite l’alloggiamento di stranieri senza titolo di soggiorno e tolleranza abituale della prostituzione. Tradotto: gestiva un bordello di clandestine.
Uno dei clandestini, arrestato dai carabinieri di Novara, era stato espulso dal territorio nazionale nel marzo del 2017, ma aveva ritorno in Italia. Ospitato dal prete.
Gli stessi approfonditi accertamenti, condotti con la collaborazione dell’Ufficio Immigrazione della questura di Novara, hanno fatto scattare la denuncia per “inottemperanza all’ordine del Questore” e per “soggiorno illegale nel territorio italiano” altre tre immigrati.
Dal 2014 il prete gestisce un lucrosa rete di accoglienza a Novara che ha fatto, in questi anni, bei soldi con il business dei ‘profughi’.
Nel 2016 il prete aveva trasformato un residence in centro di accoglienza per richiedenti asilo. Scatenando l’ovvia protesta dei residenti.
Ecco perché il nuovo blitz ha riguardato tutte le strutture gestite nel capoluogo da don Zeno e Ramella, l’hotel La Bussola, l’Arena Hotel, il residence Cristina di via Ravenna (a fianco del gemello Emanuela chiuso per prostituzione) e poi le sedi legali dell’Immobiliare Lisanza e della Pizeta. I carabinieri hanno sequestrato una serie di documenti contabili e pratiche, tutte relative ai bandi per l’accoglienza e la gestione delle relative strutture. Una prima pecca è già stata trovata: i Nas, proprio al Cristina di via Ravenna, hanno scoperto scarafaggi e sporcizia redigendo un verbale in cui si parla di «mancanza dei requisiti igienico-sanitari minimi» e «pericolo per la salute». È stata avanzata richiesta di chiusura alla Prefettura di Novara, che ora si dovrà esprimere in merito. Nel residence sono ospitati 55 migranti.
Nell’altra indagine sono indagate complessivamente nove persone: oltre agli amministratori del residence Emanuela anche i gestori, i custodi, i vecchi custodi, e un agente immobiliare «procacciatore» di ospiti-escort.
E il motel a ore non glielo hanno trovato? (Non è uno scherzo, il luogo in questione esiste ed è noto in tutta la provincia e anche oltre.)
Gli immigrati NON EUROPEI vanno rinchiusi in dei centri, altro che residence.