Ragazza italiana era la schiava di un musulmano

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Una triste storia di violenze e di soprusi. Ma anche di stupidità. Si è fatta schiavizzare per oltre 2 anni da un immigrato afroislamico.

Due anni di abusi per una ventisettenne italiana a Trento, che è stata segregata in casa, continuamente controllata, limitata nelle sue libertà più elementari, picchiata e minacciata.

Un incubo finito solo grazie all’aiuto degli agenti della squadra mobile di Trento, che hanno arrestato il compagno, un ventinovenne tunisino.

La storia è sempre la stessa: la solita afrolover un po’ sfigata che crede alle stupidaggini propinate dai Boldrini sul fatto che “siamo tutti uguali”. Manco per il cazzo.

I primi segnali avevano iniziato a manifestarsi poco dopo l’inizio della convivenza, in un appartamento a nord di Trento due anni fa.

L’immigrato considerava la ragazza italiana come una schiava che doveva obbedire in silenzio. Le proibiva persino di vedere i suoi genitori. Non aveva più nessuno intorno, era rimasta completamente sola. Era la schiava di un immigrato.

Ma nonostante questo, le non lo lasciava. Chi entra in questo tipo di relazioni non ha un quoziente intellettivo elevato.

A luglio la donna è riuscita a liberarsi da tutto questo. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è derivata dall’ennesimo sopruso subito. Per una discussione legata alle pulizie di casa l’uomo ha preso in mano un coltello e lo ha poggiato sulla spalla della giovane con fare intimidatorio.

Benchè il tunisino tenesse con sé il suo cellulare per evitare di chiamare i genitori o le forze dell’ordine, la ragazza è riuscita a scappare e a chiedere aiuto.

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In pochi minuti ha potuto mettersi in contatto con le forze dell’ordine, che hanno raccolto la sua testimonianza.

La cosa bizzarra, a dimostrazione che la follia è generale, è che il tunisino stava scontando una pena ai domiciliari per precedenti vicende giudiziarie.

Ora è stato accompagnato in carcere.

Il tunisino grazie alla nuova legge «Codice Rosso» che a breve verrà pubblicato in Gazzetta ufficiale: il testo modifica codice penale, codice di procedura penale e altre disposizioni di legge in materia di violenza sulle donne, rischia molto.

Il Codice Rosso accelera l’iter dei procedimenti che riguardano i casi di violenza, a partire dalla denuncia che avrà una corsia preferenziale.

Per i maltrattamenti in famiglia, la reclusione passa dagli attuali 2-6 anni a 3-7 anni; la pena è aumentata fino alla metà se il fatto avviene in presenza o ai danni di un minore, di una donna in gravidanza, di un disabile oppure se l’aggressione è armata.

Per il tunisino, già pregiudicato e agli arresti domiciliari, in caso di condanna potrebbero essere diversi gli anni di galera.

Ma, ci chiediamo: perché un immigrato pregiudicato non viene espulso automaticamente? Anche per proteggere chi da solo non è in grado?

Perché sia chiaro: sono le persone fragili, di corpo o di mente, le vittime principali dell’immigrazione.




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