Sembra che non arrendersi alla bizzarria di considerare qualcuno italiano per il solo fatto di essere nato qui, sia credere che debba essere ‘cattivo’: non è così.
Il delirio ius soli tocca anche il Giornale:
Per vendicare gli africani vessati dagli occidentali cattivi, ha sequestrato i passeggeri, dirottato l’automezzo e concluso l’azione criminale con un rogo. La strage è stata evitata grazie al tempestivo intervento dei carabinieri. Dunque il peggiore degli incubi è diventato realtà: i nostri figli in balia del terrorista che farnetica di integrazione o religione. Per fortuna, c’è anche l’altra faccia della medaglia. Il senegalese con cittadinanza italiana è stato fregato dall’egiziano nato in Italia (ma non ancora cittadino italiano). Ramy, 13 anni, ha nascosto il telefonino e dato l’allarme, aiutato dai compagni Adam e Ricky.
Come ha fatto? Sy ha minacciato gli studenti con un coltellaccio in mano: «Andiamo a Linate, vendicherò la strage dei migranti, nessuno uscirà vivo da qui». Quindi ha ordinato ai ragazzini di consegnare i telefonini. Rami era seduto nell’ultima fila: «Gli ho detto che non ce l’avevo. Lo guardavo negli occhi senza dire niente. Forse per questo mi ha creduto. Avevo buttato il telefono sotto al sedile prima che arrivasse. Recuperarlo con le mani legate non è stato facile. Ma assieme ad altri compagni ci sono riuscito». Rami ha chiamato il 112. Dunque al peggiore degli incubi possiamo contrapporre la speranza. Il fatto che Sy sia stato messo nel sacco da un giovanissimo «aspirante nuovo italiano» nulla toglie alla gravità dell’accaduto e non deve oscurare identità e movente dell’aspirante assassino. Tra l’altro, si può anche osservare che concedere la cittadinanza, nel caso di Sy, non ha favorito l’integrazione. Però ci sono giovanissimi «aspiranti nuovi italiani» che non hanno alcun desiderio di morire per mano di fanatici e terroristi. Ramy ha abbattuto il confine (mentale) tra «noi» italiani e «loro» stranieri.
Ma, scusate, cosa avrebbero dovuto fare, questi tre bambini, farsi ammazzare? Oppure alzarsi al grido “Allah Akbar” e unirsi al senegalese sgozzando i compagni?
Hanno fatto quello che chiunque avrebbe fatto. Questo Ramy ha reagito per salvarsi la vita, e salvando se stesso ha salvato anche gli altri. (In realtà qui gli eroi sono solo i carabinieri, ma questo è un altro discorso).
Questo cosa c’entra con la cittadinanza? Una minchia. Lo avrebbero fatto anche degli eschimesi in gita in Italia: gli avremmo dovuto dare la Cittadinanza?
E’ una chiara strumentalizzazione per deviare l’attenzione dal vero problema di fondo: un senegalese a cui abbiamo regalato la cittadinanza, ha tentato una strage di bambini.
Quindi, caro Gnocchi del giornale: non è che “si può osservare”, dare la nostra cittadinanza agli afroislamici è un crimine contro la nostra storia, la nostra cultura e, soprattutto, contro il nostro futuro.
Perché il problema è di fondo: quando basi la concessione della Cittadinanza su questioni di merito, hai già perso. O si è italiani e cinesi perché lo si è, al di là di meriti e demeriti, oppure apri la porta allo ius soli. Almeno dal punto di vista simbolico.
Già oggi abbiamo uno ius soli ritardato: a milioni diverranno italiani entro pochi anni, se non torniamo allo ius soli. E per uno che salva gli altri per salvare se stesso, ce ne sono a decine che ci vorrebbero morti: ce lo insegnano le centinaia di morti negli attentati islamici di questi anni in Francia, Belgio e Regno Unito.
La cittadinanza, stando ai notiziari, al senegalese l’ha regalata l’italiana che, pur con chissà quanti corteggiatori compatrioti desiderosi di averla tutta per sé, come c’è da immaginarsi, ha fatto cadere la sua scelta sul tulipano neg… ops!… nero.