Pamela doveva diventare una schiava bianca della mafia nigeriana

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Pamela Mastropietro era finita nella rete della mafia nigeriana, in un clan specializzato nella tratta delle bianche che l’avrebbe adescata con la droga per poi trasformarla in una prostituta.

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Lo si legge in un documento dell’inchiesta sul brutale assassinio della giovane. Si tratta di un’informativa che arriva dal carcere di Ferrara, dove il 19 luglio del 2018 era ancora detenuto Lucky Awelima, uno dei profughi complici del collega Oseghale, per il quale i giudici hanno chiesto il proscioglimento. Sarebbe ‘solo’ uno spacciatore.

Il documento, visionato dal quotidiano La Verità, riguarda il contenuto di confidenze fatte da Awelima ad una fonte, forse un compagno di cella. Il che significa che proprio estrano, Awelina, non lo era.

Secondo la ricostruzione dell’informatore, oltre ad autoaccusarsi del delitto di Pamela, il nigeriano avrebbe lasciato intendere come l’omicidio si fosse svolto “nell’ambito delle attività di un’organizzazione criminale”, con a capo diverse persone, tra cui il principale sospettato della morte della ragazza, Innocent Oseghale. Una vera e propria mafia etnica, dedita allo spaccio e alla prostituzione, che avrebbe individuato nella giovane romana una potenziale schiava.

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Parole, queste, che, sempre secondo la stessa fonte, Awelima avrebbe sussurrato all’interno del penitenziario e non nelle aule di tribunale, per paura di ritorsioni contro di lui e i suoi familiari “da parte dei componenti dell’associazione”. La mafia nigeriana.

Pamela fatta a pezzi in casa della parrocchia, Oseghale mantenuto coi soldi dei fedeli