Rompevano, Australia caccia MSF dall’isola dei clandestini

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I famigerati Medici senza frontiere, ormai meri trafficanti di immigrati verso i Paesi bianchi – mai verso l’Arabia Saudita, ad esempio – sono stati cacciati dalla Repubblica di Nauru, piccola isola micronesiana del Pacifico, dove l’Australia detiene circa 900 clandestini che hanno richiesto asilo.

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Lì funziona così: non ti sbarcano in Australia per decidere se in Pakistan c’è la guerra, ti parcheggiano a Nauru. E infatti, dal 2013, ovvero dopo l’accordo di Canberra con Nauru, in Australia non è più andato nessuno. Noi potremmo fare lo stesso affittando un pezzo di terra in Albania, meglio ancora in Libia.

“Condanniamo con forza la decisione del governo di Nauru di interrompere le nostre attività di supporto psicologico per migranti e rifugiati intrappolati sull’isola di Nauru in Australia”, scrive in una nota Msf Italia.

“Ogni speranza di condurre delle vite sicure e significative è stata distrutta dalle terribili condizioni di vita in cui versano – ha aggiunto – Nei nostri 11 mesi di attività abbiamo ascoltato le testimonianze di bambini di nove anni che preferirebbero morire piuttosto che vivere senza prospettive a Nauru”.

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Dei 900 clandestini, dice Msf, circa un centinaio sono minorenni e 74 di loro hanno tentato il suicidio durante l’ultimo anno. Probabilmente si tratta dei soliti quarantenni minorenni secondo le nuove misurazioni temporali delle ong che hanno finto di tagliarsi qualcosa.

“Anche da questa parte dell’oceano ci sono situazioni simili a quelle dell’isola di Nauru – dichiara Claudia Lodesani, presidente Msf Italia – Migranti e rifugiati sono intrappolati nel campo di Moria a Lesbo e nei centri di detenzione in Libia. Quello australiano è un modello inumano che non dovrebbe mai essere preso in considerazione”.

Perché interrompe il traffico in cui loro sguazzano.




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