Questa l’idea della Lega che ha presentato un ddL che punta ad inasprire le regole per l’acquisizione della cittadinanza italiana.
«La cittadinanza – si legge nel documento – dovrebbe essere la conclusione di un processo che porta lo straniero a una perfetta integrazione con il territorio e con i cittadini e non un semplice atto amministrativo slegato totalmente dal contesto sociale».
«L’immigrato che intende diventare cittadino italiano deve superare un esame che ne dimostri il reale livello di integrazione nella nostra società, esame che, oltre a comprendere una prova di lingua italiana e locale, in base alla regione di residenza, comprende anche domande di cultura generale, storia, cultura e tradizioni e sistemi istituzionali, sia nazionali sia locali».
Il test di naturalizzazione esiste in diversi Paesi. Se è teso a rendere più difficile la concessione della Cittadinanza e a tagliare il numero di ‘nuovi italiani’ – ogni anno 200mila! – è un passo positivo.
Ma solo come inizio. La soluzione non può essere un ‘test’, anche perché, di fatto, cede culturalmente all’idea che la cittadinanza non sia una questione di sangue ma si ‘cultura’ e che, quindi, si possa ‘apprendere’ come si apprende una lingua o una qualsiasi materia.
E’ evidente che se questa è la ratio, si pospone solo lo ius soli. In prativa con una differenza quantitativa ma non qualitativa.
E’ invece urgente agire in modo da ridurre a poche migliaia l’anno le fila dei nuovi cittadini. O saremo sommersi. Per fare questo, il ddL leghista può essere solo un primo passo.
E, sinceramente, andava inserito nel decreto di Salvini, non in un ddL che prima di arrivare al voto in Parlamento impiega anni. Se mai ci arriverà.
L’immigrazione non è solo un problema di sicurezza: è una sfida demografica, e si risolve dal punto di vista demografico. Bloccando i ricongiungimenti e le nuove cittadinanze.
Assolutamente, prima di ottenere la cittadinanza occorre che ciascun richiedente venga sottoposto a test linguistico, e una volta effettuato il requisito minimo per ottenerla deve essere un livello di conoscenza della lingua italiana B1, non A2, altrimenti molti stranieri che non sanno una parola di italiano vengono naturalizzati.
Benvenga un decreto d urgenza sulla cittadinanza.andrebbe a coinvolgere anche i cosiddetti nonadi che hanno già la cittadinanza italiana e non ne conoscono la lingua e soprattutto le leggi…e la cultura…