Psicosi West Nile, arriva ondata di disdette negli hotel di Jesolo.
Febbre del Nilo in Veneto: 84 i contagiati “ufficiali”: 25 gravi e 3 morti. In una settimana i casi sono aumentati del 64%
PRIMO CASO IN ALTO ADIGE «Ma il paziente veronese infettato in Veneto»
Quanto è bastato per far scattare una forte preoccupazione ma anche le prime disdette, ad oggi una manciata, ma in ogni caso un fenomeno che Comune e Associazione jesolana albergatori non vogliono trascurare.
Anche perché nelle ultime ore le richieste di garanzie avanzate dagli ospiti teutonici sono continue. A destare preoccupazione sono gli otto casi di contagio registrati nel Veneto orientale (18 in tutta la provincia di Venezia e 84 in Veneto, con 3 decessi), ma anche il fatto che a fine luglio le prime larve di zanzara infette sono state isolate a Ceggia, Caorle e appunto Jesolo. Poco importa se nella città balneare i successivi monitoraggi hanno evidenziato l’assenza del virus.
L’epidemia in corso nel Veneto preoccupa, anche perché si tratta di un’epidemia asintomatica: il 90% delle persone infettate non mostra infatti alcun sintomo, quindi le forme più gravi, quelle che risultano dai pazienti ricoverati in ospedale, sono solo la punta dell’iceberg dell’epidemia, che è controllabile soltanto attraverso massicce campagne di disinfestazione per ridurre le popolazioni di zanzare.
Ma anche per questi virus che non si diffondono – almeno secondo le conoscenze attuali – da uomo a uomo, è evidente che serva un bacino di infetti che le zanzare possono pungere per poi infettare il resto della popolazione.
Esattamente come la malaria, basti ricordare la morte della povera Sofia a Trento, ‘grazie’ alla presenza nello stesso ospedale di due piccole immigrate.
Quindi hanno voglia i cosiddetti ‘esperti’ a dire che “non vi sarebbe alcuna relazione tra il grande flusso di immigrati africani che ha interessato il Nord Italia e la diffusione del virus africano della febbre del Nilo” che, invece, sarebbe favorita dal cambiamento climatico.
Il cambiamento climatico – bufala – può aumentare il proliferare di zanzare – il veicolo del virus – non certo il bacino di infetti che, comunque, da qualche parte deve arrivare. E non arriva certo per il ‘cambiamento climatico’.
Molti fanno notare la coincidenza tra l’area interessata dall’epidemia di febbre del Nilo nel Veneto e la zona – il Polesine e la zona Sud della provincia di Venezia, proprio quella di Cavarzere, dove si sono registrati vari casi – dove è presente la maggiore densità di profughi africani in Italia: lo chiamano il ‘triangolo dei profughi’. E dei virus.
Immigrazione e turismo non sono compatibile.