Ungheria: immigrazione vietata in Costituzione, tassa sulle Ong

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Il parlamento ungherese ha votato sì alla modifica della Costituzione che inserisce nella legge fondamentale il divieto di immigrazione. Intesa come forma di ripopolamento.

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Con il voto del 20 giugno, il Parlamento di Budapest ha confermato la linea tracciata dal premier Viktor Orban sul rifiuto ungherese alle quote obbligatorie Ue.

Il testo di modifica della Legge fondamentale del 2011 recita che “collocare cittadini stranieri sul territorio del paese è vietato, salva l’autorizzazione del Parlamento”.

Neanche le minacce ricevute dall’Unione Europea e dai gruppi finanziati da Soros sono riuscite a limitare i piani di Orban che, dopo il trionfo elettorale dello scorso aprile, può vantare in Parlamento una maggioranza di due terzi, sufficiente ad emendare la costituzione.

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Numeri che hanno permesso al premier di sfidare anche i giuristi che lo hanno avvertito più volte del fatto che il diritto internazionale prevale su quello nazionale, sia pure inserito in costituzione. Avete letto bene: le imposizioni internazionali dovrebbero valere più della legge fondamentale dello Stato: negazione della democrazia.

Stretta finale anche sui senzatetto che, secondo la nuova legge, non potranno più “usare come dimora i luoghi pubblici”.

Viktor Orban è a capo del primo partito nazionale, Fidesz, che ha ottenuto il 49,27% dei voti piazzando 133 rappresentanti su 199 all’Assemblea Nazionale. La valanga di preferenze ottenute, ha permesso ad Orban di sfidare lo speculatore apolide George Soros e le Ong da quest’ultimo finanziate. Per Orban, Soros avrebbe incoraggiato l’immigrazione di massa al fine di indebolire l’Europa. Una convinzione sulla quale il politico ha costruito sia la propria campagna elettorale, sia l’attuale azione governativa tesa a contrastare il meccanismo delle quote obbligatorie l’Ue. Un sistema che, secondo il premier, metterebbe a rischio l’identità e la cultura cristiana degli ungheresi. Non a caso il pacchetto approvato oggi dal Parlamento contiene anche un passaggio sull’obbligo “di difendere la cultura cristiana” del Paese e una tassa del 25% per le Ong finanziate dall’estero.