Il sardo non è una lingua neolatina, è il latino che deriva dal sardo. La dimostrazione non è (solo) storica, ma linguistica: è quella che propone Bartolomeo Porcheddu, studioso, esperto e appassionato di lingua sarda con due specializzazioni nel settore, in un libro di prossima uscita. Un esempio emblematico è la parola latina filium, figlio.
“In realtà c’è stato uno scambio – spiega Porcheddu – la consonante zeta, che era scritta come una i, è stata presa come una vocale. E io nel libro dimostro questo errore: non si trattava affatto di una vocale. Filium in realtà diventa filzum, con una zeta sonora, alla logudorese”.
Un altro esempio? La y greca. “In latino si legge i – spiega – ma in realtà è la cosa più sbagliata di questo mondo perché si legge come u. Se vado a leggere ‘tirreno’ anziché ‘turreno’ sto stravolgendo la parola. Il significante non mi dice niente: che cosa significa tirreno? Se io vado a leggere turreno mi riferisco al mare di Turres, l’attuale Porto Torres”.
L’ipotesi potrebbe non essere così peregrina come sembrerebbe apparire ad un primo acchito, se teniamo presente che la popolazione ancestrale dell’Europa e soprattutto dell’Italia è molto simile ai sardi di oggi.
Pensiamo a lui:
http://identità.com/blog/2012/02/28/luomo-di-similaun-racconta-chi-siamo/
Che è geneticamente più vicino ad un sardo che alle popolazioni alpine di oggi.
Ma, probabilmente, più che ‘latino derivante dal sardo’, sono entrambi derivanti da una lingua più antica.
E poi il sardo come e’ trasmigrato dall’isola alla terraferma e diventato latino ? Mah.
Tutto puo’ essere.
I fenici colonizzarono la Sardegna per cui chi lo sa, magari i sardi hanno preso il traghetto Civitavecchia Golfo Aranci.
Il latino deriva dal sardo, e il sardo dal sardignolo ?