Il cane torturato a Pozzallo e il migrante morto di fame

Vox
Condividi!

Ci sono due pesi e due misure nell’affrontare le bufale in rete, o ‘fake news’, come piaceva dire a tal Matteo Renzi.

Quando sono ‘contro i migranti’ e a diffonderle sono privati cittadini, allora si leva un coro di indignazione unanime dai media di distrazione di massa. Quando, come nella stragrande maggioranza dei casi, a diffonderle sono i media ufficiali, e sono create ad arte per ‘commuovere’ il cittadino e disarmarlo dinnanzi all’invasione, allora nulla.

Prendiamo i due casi più recenti. Nei giorni scorsi una pagina facebook ha diffuso la foto di un cane torturato, millantando che il fattaccio fosse avvenuto a Pozzallo:

TORTURATO DAI CINESI, NON DAI PROFUGHI

Con il recente caso di Briatico, dove i profughi hanno arrostito un povero cane, e i casi meno recenti di Mineo, con la denuncia Enpa di cani torturati nel villaggio dei profughi, la foto è risultata credibile. Abbastanza da venire condivisa quasi 30mila volte. Che non è poi tanto, se misurato con gli articoli più condivisi di Vox (prima che facebook ci censurasse, ma come presto torneremo a fare) che superano di molto le centomila condivisioni, ma numeri che hanno scioccato i media che subito hanno lanciato la solita crociata contro la libertà di espressione.

Gli stessi media, che pochi giorni prima si erano inventati di sana pianta la morte di un clandestino per fame:

La storia del clandestino morto di fame era una bufala

Vox

Il clandestino non era morto di fame, come avrebbe intuito chiunque avesse più di un neurone. La notizia era molto meno credibile del cane, e condivideva con il ‘cane’ il luogo: Pozzallo.

Ma in questo caso non si è levato alcun coro di condanna. Forse perché i media avrebbero dovuto condannare se stessi.

Perché sia chiaro: i più grandi produttori di fake news sono i cosiddetti giornali ufficiali.

Ps. Facebook si guarda bene dal cancellare le pagine che diffondono notizie palesemente false. Anzi, servono a giustificare la narrativa delle fake news e delegittimare chi diffonde quelle vere contro l’immigrazione.