Scandalo in Friuli: negata assistenza a orfani italiani, prima gli albanesi

Vox
Condividi!

Ancora razzismo contro gli italiani in una regione governata dal Pd, il Friuli di Serracchiani. Molto generosa con i migranti, matrigna con i bambini locali. Quelli più deboli. Gli orfani o quelli di famiglie bisognose

L’ultima denuncia è di una gravità inaudita: non c’è posto per i bambini italiani nelle comunità protette. Vengono respinti: perché ci sono i figli degli albanesi inviati in Italia perché vengano mantenuti.

Troppi ragazzi albanesi all’interno delle comunità educativo assistenziali per minori. E per i ragazzini friulani in difficoltà non c’è posto. Il grido di allarme parte da Renato Garibaldi, gestore di Bosco di Museis a Cercivento e firmatario di una lettera indirizzata al questore e al prefetto di Udine, che si rivolge alla Regione per arginare il fenomeno.

Vox

«La metà delle richieste di accoglienza per minori stranieri non accompagnati che ricevo – testimonia Garibaldi – fa capo a ragazzi provenienti dall’Albania o dal Kosovo, spesso alla soglia della maggiore età, che non solo non fuggono da scenari di guerra o da situazioni di pericolo, ma a volte hanno parenti che li accompagnano in Italia, quando non vi risiedono.
Trovano così una comoda sistemazione a 2.400 euro al mese che consente loro di ottenere vitto, alloggio, istruzione e assistenza, la stessa che dovrebbe essere garantita ai minori italiani o friulani che hanno problemi comportamentali, familiari o serie dipendenze, cui però rischiamo di essere costretti a negare accoglienza se siamo al completo e per i quali non sempre ci sono i soldi».

La tendenza si sta affermando da qualche tempo e, assicura Garibaldi, «riguarda non solo il centro che gestisco io, ma anche gli altri che operano in regione».

VERIFICA LA NOTIZIA

Bosco di Museis, in particolare, è nato nel 2014 come avanguardia delle agricomunità in Italia. Poi, nel 2015 trovò nella legge 141 il suo naturale contenitore per strutturarsi come Comunità educativo assistenziale. Con 31 posti complessivi ha aperto le porte a tanti adolescenti bisognosi di aiuto.
«Siamo nati per fornire un sostegno ai nostri ragazzi e alle loro famiglie in difficoltà – conferma Garibaldi – poi, però, la spinta ai confini divenne sempre più forte, così abbiamo accolto sempre più ragazzi stranieri, provenienti da situazioni difficili, da teatri di guerra.
Ma fra loro è andata aumentando la presenza di giovani provenienti da situazioni di pace, non di rado accompagnati dagli stessi parenti in Italia per motivi unicamente economici. Non possiamo discriminare fra chi chiede ospitalità, ma è evidente che c’è chi approfitta di questa possibilità, pur non avendone reale bisogno.
E noi dobbiamo continuare a garantire loro assistenza, anche quando commettono reati e rappresentano un rischio anche per gli altri ragazzi». L’appello va quindi all’assessore regionale
Gianni Torrenti: «Se vuole ridimensionare i costi derivanti dall’accoglienza ai minori nei centri di assistenza – commenta Garibaldi – verifichi prima i criteri di inserimento dei ragazzi, dando priorità a chi ne ha davvero bisogno».

Agli italiani.