Non c’è solo la finzione delle ‘fake news’, quello contro i media indipendenti da parte della ‘sinistra’ è una offensiva globale: vogliono uccidere la libertà
Laura Boldrini, presidente della Camera e terza carica dello Stato, ha esercitato un’azione civile di risarcimento danni in sede civile e querelato in sede penale, per il reato di diffamazione, Aldo Grandi, direttore delle Gazzette, chiedendogli, a tale titolo, 250 mila euro. La parlamentare, ritenendosi diffamata da un articolo apparso nel mese di luglio di quest’anno sulla Gazzetta di Lucca, in un editoriale a firma Aldo Grandi nella sua rubrica Cecco a cena, ha avanzato, come richiesto dalla legge, una richiesta di mediazione per la causa civile, avvalendosi dell’assistenza legale dell’avvocato Caterina Flick del foro di Roma.
“Una somma spropositata che non ha alcuna corrispondenza con la realtà” – ha commentato il direttore Aldo Grandi il quale aveva duramente stigmatizzato, nel suo articolo, l’operato della Presidente Boldrini in materia di politiche di accoglienza indiscriminata che ledono, a suo dire, la identità nazionale degli Italiani e formulato decise espressioni di protesta, nell’ambito dell’esercizio di un legittimo diritto di critica politica, per il quale la stessa Corte Suprema ha, da sempre, riconosciuto che possa anche essere sostenuta a tinte forti e con termini anche crudi, rappresentando, poi, in quello scritto,il proprio sconcerto ed il proprio dissenso per una tal sconsiderata politica, che altro non voleva testimoniare se non la contrarietà della maggior parte degli Italiani ad una immigrazione selvaggia, come è ampiamente confermato dalla perdita di consensi dei Partiti della sinistra rispetto alla Lega Nord.
Inutile è stata la immediata unilaterale rimozione dell’articolo che voleva esplicitare un gesto di cortesia istituzionale al quale, tuttavia, non intendeva far seguire nessun’ altra concessione.
Il direttore Grandi ha inteso precisare che come giornalista ritiene assolutamente corretto, nell’equilibio dei diritti attribuiti dalla Costituzione dello Stato, che ci sia una stampa libera cui è riconosciuto il diritto di esprimere le proprie opinioni nel modo ritenuto più opportuno ma anche il diritto di chi si sente leso di reagire nelle sedi giudiziarie: è addolorato però che venga presentata una domanda di risarcimento, sicuramente squilibrata in eccesso, rispetto ad un solo articolo che è stato letto da 1700 persone – come avrà modo di dichiarare il Tribunale competente – tanto più quando proviene da una delle più alte cariche dello Stato.
Conclude infine che una tal ingiustificata richiesta, rispetto ai parametri in materia elaborati dalla Giurisprudenza, manifesta inconfutabilmente una precisa volontà intimidatrice nei confronti della libera stampa, con l’aggravante che sia portata avanti all’inizio di una tormentata tornata elettorale, sottintendendo non il corretto esercizio del diritto riconosciutole dalla Costituzione bensì l’abuso strumentale a rendere docili i contraddittori sotto il timore (peraltro inesistente in questo caso) di subire l’espropriazione delle proprie testate on line, che rappresentano sicuramente voci libere nel panorama dell’informazione locale.
Intanto sia il direttore Grandi sia l’avvocato Cristiana Francesconi hanno fatto sapere alla illustre controparte che non si presenteranno oggi pomeriggio, lunedì 27 novembre alle 17, a Roma, presso l’Organismo di mediazione, ritenendolo incompetente territorialmente.
Almeno, in passato, avevano il buon gusto di ucciderli i giornalisti. Oggi li vogliono anestetizzare con la minaccia delle denunce. Che visti i rapporti che intercorrono tra l’area politica di Boldrini e quella di molti magistrati, sono già una sentenza. Voi capite che per un giornale locale online, 250mila euro significa chiudere. Ed è quello che lei vuole: colpirne uno per rieducarne cento.
E’ un modo, ipocrita e vigliacco, di uccidere un giornale. E’ una espropriazione di fatto.